Uno spritz con Federica Balucani eccezionale artista, vita e curiosità partendo da NEAPOLIS

Uno spritz con Federica Balucani eccezionale artista, vita e curiosità partendo da NEAPOLIS

Accogliamo calorosamente e spalanchiamo le nostre curiose orecchie a Federica Balucani, artista poliedrica che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro NEAPOLIS, leggiamo con curiosità l’intervista a Federica Balucani, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita, Federica Balucani ci racconterà con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Rubinia Comunicazione, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a Federica Balucani!

Com’è nata la tua passione per la musica?

In casa mia si è sempre ascoltata molta musica italiana e internazionale. Io da bambina mostravo una certa predisposizione per il canto, le mie colonne sonore erano le sigle dei cartoni animati cantate da Cristina D’Avena e quelle dei film della Disney. In casa dei miei nonni c’erano delle grandi tende alle finestre e io mi divertivo a far finta che quelle tende fossero il sipario di un teatro: le aprivo tirando la cordicella e poi cantavo come se fossi davanti a un pubblico. E pensare che la mia prima esperienza su un palco vero in realtà fu un disastro: ero all’asilo durante la recita e ad un certo punto quando toccava a me mi misi a piangere così forte che alla fine mio padre dovette prendermi e farmi scendere dal palco.

“Federica Balucani” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!

A volte sembra di averli davvero!!! Ci sono dei periodi in cui hai mille impegni lavorativi talmente incastrati tra di loro che inevitabilmente pensi “boh, speriamo di arrivare alla fine viva!!!” come quella volta che con Le Div4s Italian Sopranos (quartetto vocale di cui faccio parte) feci Pechino-New York-Città del Messico nel giro di dieci giorni. Ma è anche questo il bello del mio lavoro, e mi sono resa conto di quanto mi mancasse questo tran-tran quando l’anno scorso hanno chiuso tutto.

Come descriveresti la nascita di NEAPOLIS?

La descriverei in un certo senso “preannunciata”.

Quando mi avvicinai per la prima volta alla lirica, inevitabilmente mi capitarono all’orecchio anche le canzoni classiche napoletane: melodie meravigliose cantate da Pavarotti, Giuseppe Di Stefano, Lina Sastri, Claudio Villa – solo per citarne alcuni – e me ne innamorai.

Da lì mi sono sempre detta che un giorno ne avrei voluto fare un disco “alla mia maniera”. Questo progetto è frutto della mia collaborazione artistica, ormai decennale, con il pianista Pape Gurioli, il quale ha saputo dare agli arrangiamenti quel qualcosa in più che cercavo, creando un connubio interessante tra la classicità della canzone napoletana e la modernità della musica elettronica.

Cos’è per te l’arte, la musica?

È’ ciò che mi permette di esprimermi, ciò che mi fa stare bene, ma che mi fa anche tribolare a volte, è una croce e una delizia. Quando faccio musica, cantando su un palco, creando nuovi progetti artistici o semplicemente studiando nuovi spartiti, sono nel mio elemento naturale.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Ho ascoltato davvero di tutto: prima ho citato Cristina D’Avena e le canzoni Disney, ma poi sono arrivate anche Aretha Franklin, Whitney Houston, Mina, Mariah Carey, Céline Dion, Michael Jackson, Freddie Mercury, Maria Callas, Montserrat Caballé. Ho ascoltato molto anche i grandi classici di Broadway, cantanti come Sarah Brightman, Elaine Paige, Barbra Streisand. Posso dire che il comune denominatore di tutto ciò è la bella voce, il canto dalla tecnica sana, questo mi ha influenzato e colpito da subito.

 

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Durante il mio percorso artistico ho avuto modo di collaborare con professionisti sia del mondo classico sia del mondo pop. Posso affermare di essere frutto di una costante contaminazione artistica che mi ha portato a quella che sono oggi. Sicuramente la collaborazione ad oggi più longeva è quella con il pianista Pape Gurioli, inoltre da ormai diversi anni faccio parte del quartetto vocale Le Div4s Italian Sopranos e collaboro stabilmente come solista anche con la Banda Musicale della Polizia di Stato. Ma le collaborazioni artistiche sono sempre molto varie e stimolanti, questo dipende dal lavoro che mi accingo a fare.

E la collaborazione con Simona Cantelmi – Rubinia Comunicazione nel lavoro in promozione?

Ho conosciuto Simona qualche anno fa in occasione di un mio precedente lavoro e mi ha da subito fatto un’impressione positiva di grande professionalità. Di conseguenza sono felice che ci siamo ritrovate per la promozione di “Neapolis”!

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Nella musica, come nell’arte in generale, più si osa meglio è; sono a favore delle contaminazioni artistiche, l’importante secondo me è osare con competenza e rispetto: rispetto per ciò che si va a fare, come lo si fa e poi anche per l’utente che ascolterà. Cerco sempre di trasmettere contenuti positivi, dai quali si capisca che c’è dietro un lavoro attento, rigoroso, uno studio approfondito e che nulla viene lasciato al caso.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

 

Sì, grazie al mio lavoro ho avuto la fortuna di esibirmi in posti davvero suggestivi e ricchi di storia, come il Teatro Massimo di Palermo, il Gran Teatro La Fenice di Venezia, l’Auditorium Santa Cecilia di Roma e ho conosciuto artisti che stimo e ammiro da sempre, come Gigi Proietti, Mirella Freni, Andrea Bocelli, Ennio Morricone, Riccardo Muti. Inoltre, parlando dei concerti live, è interessante vedere come il pubblico interagisce con te artista: con le mie colleghe del gruppo Le Div4s ad esempio, lavoriamo molto all’estero oltre che in Italia, e il pubblico cambia ogni volta a seconda di dove ti trovi. Può sembrare normale come concetto, ma in realtà dal palco è interessante notare queste differenze. Sicuramente tra i più calorosi sono stati il pubblico messicano e quello cinese.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

 

Penso che stare al passo con i tempi sia fondamentale. Il linguaggio con cui si comunica oggi ai più giovani è cambiato rispetto a prima, perché loro stessi hanno cambiato il modo di comunicare, come è normale e giusto che sia. Siamo anche arrivati ad una velocità di produzione musicale elevatissima, ma allo stesso tempo si dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni che se un artista arriva e si conferma negli anni ad un certo livello, è perché c’è stato dietro, e continua ad esserci, un percorso di studio e di formazione. Cosa guardano oggi gli utenti più giovani che vogliono fare musica? Sicuramente i talent show, che nella scena televisiva coprono un’alta percentuale di canali tv e fasce orarie. Ecco, quello che secondo me dovrebbe arrivare di più è il messaggio che è importante la formazione di un artista a 360 gradi, anche cioè dal punto di vista culturale, e non solo curare “il personaggio” e la parte commerciale; importante è studiare la tecnica vocale, la teoria della musica, l’armonia, capire da dove si viene, quindi anche un po’ di storia della musica! Chi frequenta il conservatorio (sia che intraprenda un percorso classico o meno) queste lacune riesce magari a colmarle, ma chi invece non fa un percorso di studi adeguato, affidandosi nel peggiore dei casi semplicemente al talento, gli viene invece a mancare tutto un bagaglio secondo me fondamentale. E nella musica leggera purtroppo questo è molto più frequente.

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Tra le mie preferite in questo album ci sono “Munasterio ‘e Santa Chiara” e “Voce ‘e notte”, ma anche un classico come “‘O sole mio” (che nel caso di questo album, tanto classico non è!).

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Da artista, ciò che maggiormente mi è mancato è stato il contatto con il pubblico l’anno scorso, dove per lavorare ci si doveva accontentare delle sole esibizioni in streaming: il senso di lontananza era amplificato al massimo, perché tutto quello scambio di energia, che avviene normalmente tra artista e pubblico in sala, non c’era. Una sensazione bruttissima!

Come persona, lo sto vivendo credo come tutti: vado avanti giorno per giorno, cercando di essere più ottimista possibile e sperando che presto si torni ad una nuova normalità.

Quali sono i tuoi programmi futuri?

Oltre alla ripresa dei concerti dal vivo, sto lavorando molto in studio di registrazione: ho dei progetti in essere sia teatrali sia musicali che vanno dal pop al classico; l’uscita è prevista per il 2022 e non vedo l’ora di poterne parlare più dettagliatamente.

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