Da Lasciami cadere a tutta la sua vita, giù la maschera per Lisa Manara

Da Lasciami cadere a tutta la sua vita, giù la maschera per Lisa Manara

Con grande gioia diamo il benvenuto a Lisa Manara, artista poliedrica che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Lasciami cadere, leggiamo con curiosità l’intervista a Lisa Manara, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita, Lisa Manara ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Lisa Manara!

Com’è nata tua la passione per la musica?

La musica è sempre andata di pari passo con la mia vita, è cresciuta con me.

Ricordo mio babbo che il sabato pomeriggio faceva rimbombare la casa a suon di giradischi, ascoltando Pink Floyd, Dire Straits,Queen, Bowie e tutta l’ondata del rock inglese anno 70; mia mamma che suonava il pianoforte appassionata delle sonate così intense di Beethoven  e mio nonno che dopo il pranzo della domenica ci intratteneva con la sua fisarmonica e il suo canto. All’età di 5 anni mia mamma quindi mi propose di iniziare un corso di musica che si chiama Yamaha, corso propedeutico che associa il gioco allo studio del pianoforte e allo sviluppo dell’orecchio musicale tramite la voce. Da quel momento non ho mai smesso di studiare. Per anni ho studiato il pianoforte classico ma sentivo che la voce era lo strumento che mi permetteva realmente di esprimere ciò che la musica mi richiamava e di entrare in armonia con le mie emozioni.

Com’è nato “Lisa Manara” e il suo personaggio, il suo sound?

Lisa Manara è un percorso, un’evoluzione continua di certezze da sgretolare man mano e ricrearne delle nuove, un addensato di tutto ciò che, come una valigia, mi porto dietro. Dagli ascolti della musica classica, ai nostalgici canti capoverdiani, alla passione per la visceralità del blues, alla melodia della canzone italiana; ma la musica non è fatta di generi, è fatta soprattutto di vita con le sue gioie e sofferenze che si rincorrono.

Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro Lasciami cadere?

“Lasciami cadere” l’ho scritto quasi tre anni fa ma ancora non era il momento giusto per portarlo alla luce. Come tutti i brani finora scritti è nato seduta ad un pianoforte, la melodia che esce libera dalla mia bocca e le parole che giorno dopo giorno si fanno più nitide, scritte su qualche foglietto di carta o tra le note del telefono. In quel periodo mi è stato di tanto il batterista Youssef Ait Bouazza che mi ha aiutata nel definire la struttura del brano e nella ricerca dei suoni che più si accostassero alla mia personalità artistica. È stato un lavoro di avvicinamento a me stessa, trovare la mia dimensione naturale per essere più sincera possibile.

E com’è nato il suo videoclip?

La mia idea era di accompagnare “Lasciami cadere” ad immagini che non si servissero di una narrazione lineare quanto piuttosto della loro potenza espressiva e dove il montaggio desse ritmo e poetica al video stesso.

Walter Molfese ha colto immediatamente con grande sensibilità ciò che avevo in mente e mi ha proposto una serie di scene che potessero tradurre al meglio il significato del brano. Il riflesso volevo fosse il tema centrale del video. Il rimando è al testo in cui racconto quanto a volte genitori e figli si rispecchino l’uno nell’altro quasi annullando le peculiarità altrui ma presupponendo di conoscere se stessi e di conseguenza l’altra persona. Così facendo si rischia però di non vedere davvero l’altra persona ma l’idea che si ha di essa.

È prevista l’uscita di un disco?

Sicuramente dopo l’estate arriveranno altri singoli e poi un Ep o Album.

Cos’è per te l’arte, la musica?

Credo che l’arte nasca da una costante lotta interiore per la ricerca di una verità, se avessimo la verità in mano non potremmo creare altro che ciò che abbiamo già. E per questo l’arte, la musica non sono il tentativo di riassumere il mondo stesso in un ordine concettuale o di usare il linguaggio per riflettere l’esistenza ma generare nuove possibilità di mondo. Faccio la cantante perché non riuscivo a raccontare chi fossi realmente, mentre dentro di me sentivo bene la mia personalità seppur contraddittoria e cangiante, ero in implosione e contemplavo senza relazionarmi realmente con la società. La musica ha creato in me una nuova possibilità di mondo.

Quali sono le tue influenze artistiche?

I miei riferimenti artistici sono moltissimi e cambiano continuamente. La mia prima musa ispiratrice fu Janis Joplin che mi folgorò con questa emotività travolgente; nel tempo ho avuto diversi innamoramenti musicali da Nina Simone, a Cesaria Evora, Fatoumata Diawara, per poi arrivare ai cantautori italiani come Elisa, Dalla, Battiato. Mi piace curiosare e lasciarmi ispirare da giovani cantautori come Emma Nolde, Rares, Venerus e tanti altri che mi fanno vibrare le corde giuste.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Negli anni ho collaborato con tantissimi musicisti da Paolo Ghetti, Renato Sellani, Ricky Portera ecc. questo mi ha permesso di maturare nel creare quel continuo dialogo musicale che bisogna instaurare facendo musica, un venirsi incontro, farsi attraversare dall’arte di ognuno e di rimando, condividere ciò che di più intimo ci appartiene.

Un periodo che ricordo sempre con affetto è stata la collaborazione con Gianni Morandi. Il caso vuole che il direttore della band Alessandro Magri cercasse cantanti in zona Bologna per un nuovo tour di Gianni Morandi. Quasi un mese di prove per mettere in piedi uno spettacolo che avremmo portato poi sopra circa 70 palchi. Mi sono gettata in questa esperienza, curiosa di scoprire un mondo nuovo. Un lavoro completamente diverso da ciò che avevo fatto fino ad allora. Ho potuto constatare quanto lavoro e preparazione ci sia dietro ad un grande show che include la cura di tantissimi aspetti: tempistiche, posizioni sul palco, l’immagine, luci, e ovviamente la musica che deve essere il filo conduttore della serata. Gianni è un gigante nella sua professione, ha già nella sua mente il quadro di ciò che deve essere il suo spettacolo e centinaia di addetti tra musicisti e tecnici sono lì proprio per quello, creare uno spettacolo di qualità che soddisfi le emozioni della gente.

Attualmente collaboro con dei musicisti che stimo tantissimo: Aldo Betto, Federico Squassabia, Riccardo Ferrini, Paolo Rubboli, Paolo Prosperini.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

La mia musica parla di ciò che preme sulla mia emotività e mi porta a scriverne. Dal bisogno di libertà in ogni sua forma, alla necessità di tradurre in modo meno materiale e concreto l’universo interiore che implora di aver voce.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Negli anni si sono susseguiti una serie di contesti, ognuno dei quali è risultato indispensabile alla mia crescita artistica. Nel 2011 partecipai al Talent: “The Voice” of Italy, nella squadra di Riccardo Cocciante e sempre nel 2011 vinsi il concorso “Donne Jazz & Blues”, che mi permise di partecipare ad un workshop sulla voce presso la Venice Voice Academy di Los Angeles.

Ho partecipato, tra i tanti concerti, al Pordenone Blues Festival, Trasimeno Blues Festival,MEI Faenza, Accadia Blues Festival, la Carovana del Blues, Comacchio, Imola in Musica, al Pistoia Blues, all’Artusi Jazz Festival, al Torrione Jazz Club di Ferrara, Crossroad, il Festival Jazz dell’Emilia Romagna cantando al Tenda di Modena, a Suoni Controvento,  Urbino Jazz.

Con Gianni Morandi abbiamo calcato più di 70 palchi tra cui l’Arena di Verona, il Teatro Antico di Taormina, ogni serata con un sold out dai 5 alle 10 mila persone. Una esperienza davvero emozionante.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Io credo che questi anni abbiamo messo in luce le reali e innumerevoli problematiche della scena musicale italiana. Credo sia necessario sia rafforzare le tutele e i diritti dei lavoratori dello spettacolo e al tempo stesso garantirne la semplificazione amministrativa e fiscale, favorendo lo sviluppo di una riconoscibilità sociale del lavoro nel mondo dello spettacolo. Un’altro tema importante sono gli spazi dedicati ad essa che stanno via via riducendosi, soprattutto i piccoli/medi club che potrebbero ospitare realtà emergenti.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

“Lasciami cadere” è l’unico singolo inedito che ho fatto uscire ad oggi quindi per ora vi posso consigliare solo brani non miei come per esempio “Hope There’s someone” di Antony and the Johnson.

Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?

Quest’estate sarò farò tappa in diversi Festival in tutta Italia in cui proporrò un progetto live a cui sono molto affezionata  “L’Urlo dell’Africanità” e poi chissà dove mi porterà questa nuova avventura.

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