Onorati e privilegiati, diamo il benvenuto a DAVIDE PAGNINI, artista poliedrico che raccoglie consensi a go-go. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro SANTIAGO SI AVVICINA, condividiamo con piacere l’intervista a DAVIDE PAGNINI, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, DAVIDE PAGNINI si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con AbacusWeb, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a DAVIDE PAGNINI!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Mamma ballerina, papà chitarrista, nonno poeta, scrittore e attore teatrale.
Diciamo che l’arte è sempre stata presente nella mia vita.
Gli stimoli musicali mi hanno sempre attratto, da mio padre che suonava in salotto alle colonne sonore dei miei cartoni animati preferiti. All’età di 8 anni ho preso qualche lezione di pianoforte e l’insegnante diceva che avevo talento, ma poca voglia di studiare. Poi, a 10 anni, quando i miei genitori mi hanno chiesto che scuola media volessi intraprendere, ho optato per il Conservatorio. Mi sono iscritto nella classe di chitarra classica e da lì è partita la stretta relazione con la musica. La voglia di studiare è cresciuta col tempo e di pari passo con la passione che, poi, non mi ha più abbandonato.
Cosa significa e com’è nato il nome DAVIDE PAGNINI e il suo personaggio, il suo sound?
Per quanto riguarda il significato del nome, be’, dovreste chiederlo ai miei genitori!
Per quanto riguarda il personaggio, posso dire che ho sempre cercato di esprimere me stesso nelle varie sfumature che mi contraddistinguono, a seconda del momento, dei desideri, degli impulsi e dei progetti musicali che ho in testa.
Esprimendo me stesso sui palchi e in studio di registrazione ho scoperto molte cose di me e alcune di queste sono diventate il volto del personaggio, quello riconosciuto dal pubblico.
Sono sempre stato un ragazzo tranquillo, pacato nei gesti e nel modo di parlare e di esprimersi. Amo il silenzio, le cose dette sottovoce, i pensieri delicati e il romanticismo e tutto ciò si è trasformato nel mio stile, nel mio modo di fare musica e di generare un certo tipo di sound. Allo stesso modo sono molto attratto da artisti che esprimono questo mood. La continua ricerca mi porta a scoprire nuove sfumature e nuove facce di me e, di conseguenza, della mia musica.
Così il personaggio che giunge al pubblico si arricchisce e si modella col tempo, come la persona che sta dietro. Sono soddisfatto perché la musica e le parole che pubblico sono coerenti con ciò che penso e provo, e credo che il mio sound sia uno specchio molto realistico di ciò che sono al di fuori dell’arte. La coerenza tra persona e personaggio dovrebbe essere alla base di ogni artista.
Come descriveresti la nascita di SANTIAGO SI AVVICINA?
L’idea è nata durante l’esperienza del Cammino di Santiago ed è maturata nei mesi dopo il ritorno. L’avventura del Cammino è qualcosa di estremamente profondo e toccante, mette in luce aspetti sconosciuti della personalità e del carattere e ti pone di fronte a faccende personali che non hai modo di nascondere.
Devi affrontarle.
E’ stato così, per me, ed ogni giorno di fatica con lo zaino in spalla mi ha ricordato la vita e il percorso che compiamo lungo il tempo che abbiamo a disposizione. Ho cominciato a paragonare il Cammino all’esistenza e ho scoperto che combaciano perfettamente.
Così ha iniziato a maturare l’idea di un testo dove questi concetti potessero prendere forma in modo sintetico, potente e diretto.
Dopo il ritorno, con un flusso di emozioni tempestoso nel cuore, ho imbracciato la chitarra e ho dato vita alla canzone, lasciandola libera di uscire con i suoi tempi, proprio come si fa lungo il Cammino, dove ognuno ha il suo passo e il suo ritmo.
Per quanto riguarda l’arrangiamento, l’idea è nata lungo il Cammino, durante il quale, per darmi la carica, ascoltavo musica tradizionale vichinga colma di cori, percussioni, atmosfere epiche e potenti. E’ un genere che amo particolarmente e che mi mette addosso un grande senso di avventura.
Così, quando ho parlato con il mio arrangiatore Raffaele Montanari (che sa musicare in maniera impeccabile le mie folli idee) gli ho spiegato che questo doveva somigliare ad un brano tradizionale vichingo, corale, diretto, epico e primordiale.
Il lavoro è accompagnato da un video?
Sì. Un video che ha un’importanza enorme per la completezza del prodotto (https://youtu.be/Y2VU0yT4xhA).
Durante ogni viaggio sono solito portare con me una piccola telecamera per immortalare ciò che accade. Non scatto foto, non acquisto souvenir né cartoline, non sono cose che mi interessano. Preferisco creare un video diario da riguardare in futuro e da condividere con chi è curioso di sapere com’è andata.
Lo faccio per tutti i viaggi, e l’ho fatto anche durante il Cammino di Santiago.
In tutto quel tempo trascorso a camminare ho prodotto molto materiale video e quando sono tornato ho sviluppato un montaggio delle immagini più significative (tra le varie cose mi diletto anche a montare video).
Su Youtube si possono trovare molti dei miei video diari di viaggio che spaziano dall’Islanda alla Bulgaria, dalla Grecia al Cammino di Santiago ecc. Li ho voluti intitolare Day by Dave (facendo riferimento al soprannome che tutti mi danno, per l’appunto Dave). Durano circa 30 minuti l’uno e amo condividerli con tutte le persone che spesso mi chiedono come nascano le mie canzoni, cosa c’è dietro i viaggi di un cantautore, le esperienze oltre i palchi e dove si trae ispirazione. Lo faccio per mostrare loro una parte di me molto importante.
Dal documentario del Cammino di Santiago ho estrapolato i 4 minuti fondamentali e ho creato il videoclip della canzone, sapendo che le immagini e la musica di questo singolo sono una cosa sola e danno vita al prodotto nella sua completezza.
Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
Sì, sarà contenuto all’interno di un Album dal quale, oltre a questo, sono stati estratti altri 6 singoli, tutti accompagnati da videoclip.
E’ il momento di mostrare l’opera completa e la pubblicazione avverrà nei prossimi mesi.
In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?
La prima cosa fondamentale nel mio percorso è stato il sostegno e il supporto dei miei genitori senza il quale le cose non sarebbero andate nello stesso modo. La musica è sempre stato un sogno ambizioso e coltivarlo ha richiesto massimo impegno fin da bambino, sacrifici, alti e bassi e tanta perseveranza. Quando sei piccolo non puoi decidere tutto da solo e chi ti indirizza è fondamentale, soprattutto se riesce a comprendere i tuoi bisogni e a spronarti come un compagno di squadra.
Un secondo passaggio fondamentale è stato l’incontro con Francesco Gazzè, fratello e autore di Max, che mi ha accolto quando ero un giovane adolescente alle prime armi e ha notato qualcosa in me e nel mio modo di scrivere. Per anni mi ha seguito ed istruito, trasmettendomi le tecniche di composizione, i segreti del mestiere e facendo crescere e sbocciare le mie capacità. Ancora oggi siamo grandi amici e, oltre la musica, si è creato un forte legame.
Poi, dopo pochi anni dall’incontro con Francesco, è stata la volta di un altro incontro speciale: quello con il produttore Raffaele Montanari e la sua casa discografica PMS Studio. Anche lui ha visto qualcosa in me e nel mio modo di fare musica e mi ha donato non solo le sue competenze, la sua arte, le sue capacità (è anche pianista, arrangiatore e compositore), ma tutta la sua devozione. Ha creduto così tanto nel mio progetto da farlo diventare suo e abbiamo sviluppato un legame che definisco squadra. Sono trascorsi tanti anni, ma ogni volta che ci troviamo in studio a fare ciò che ci piace, si crea una magia fraterna.
Un altro momento fondamentale nel mio percorso è stato quando ho stretto in mano per la prima volta la copia fisica di un mio album. Ho capito di poter veramente concretizzare ciò che avevo in testa, le mie idee musicali e tutto il resto. Ho sentito che c’era un team dietro di me che spingeva per mandarmi avanti.
E poi, non ultimo per importanza, la prima volta che ho avuto un calendario di concerti dove avrei suonato le mie canzoni. Era il 2016 e fino ad allora avevo suonato parecchio, ma mai con una serie di appuntamenti già fissati a lungo termine. In quel momento mi sono sentito un professionista e la visione di me stesso è cambiata.
In mezzo a tutti questi passaggi ci sono gli infiniti km di auto e treno, gli spostamenti qua e là in giro per l’Italia, le notti in bianco per tornare a casa, le serate nei locali deserti a suonare per poche persone e le delusioni per non essere ammessi ai concorsi in cui si sperava. Ci sono anche le gioie dei teatri pieni, dei festival dove il pubblico ti acclama, delle persone magnifiche incontrate e di tutti i concorsi andati bene e dei riconoscimenti ricevuti. Gli alti e bassi sono all’ordine del giorno, la cosa più importante è la perseveranza.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Mi ispiro a ciò che mi piace.
Non ho punti di riferimento fissi, vado a gusti e a momenti.
Sono partito dal rap, poi c’è stato il momento del cantautorato italiano tradizionale con De Gregori, Dalla, Bennato, Battiato, poi sono arrivati gli stimoli dei cantautori moderni, uno su tutti Niccolò Fabi, che stimo tantissimo e reputo uno dei migliori del panorama attuale. E’ stato una fonte di ispirazione e di insegnamento e lo è ogni volta che pubblica qualcosa. Poi è arrivato il momento di cose più internazionali con sound ambient come SYML, Novo Amor, Damien Rice e altri.
Ognuno mi trasmette stimoli differenti e accende idee che poi si fondono con le altre e mi inducono a creare qualcosa di unico e totalmente mio.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Collaboro come autore con diversi cantanti e cantautori emergenti come Valentina Livi, Chiara Bincoletto, Chiara Bigini e altri.
Ho collaborato con Gabriele Foschi, direttore artistico del coro del Grillo d’Oro, per la realizzazione di 4 brani che andranno in scena in teatro durante il prossimo anno.
Insieme a Francesco Agostini ho composto le colonne sonore di un documentario che si intitola Run(d) for freedom e per la Onlus Gulliver ho scritto la canzone manifesto dell’evento nazionale Voglio solo Baci.
E la collaborazione con PMS ?
La collaborazione con PMS Studio va avanti ormai da 10 anni ed è stata il motore che ha dato vita a tutta la mia produzione artistica.
In particolare la collaborazione avviene con Raffaele Montanari, il mio produttore, manager e arrangiatore. Con lui passiamo ore a ragionare sui brani, sugli arrangiamenti, sui suoni, sulle strutture e sulle atmosfere. Insieme abbiamo prodotto il mio primo album, poi il secondo e i 7 singoli che anticipano il terzo. Non ci fermiamo mai, continuiamo a mettere in atto la sperimentazione per far nascere continue novità. Lo studio di registrazione è una seconda casa per noi e tutto ciò che avviene all’interno è una linfa vitale che ogni giorno ci da la spinta verso nuove creazioni.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Principalmente vorrei trasmettere emozioni.
Quando ho in testa un’idea, un concetto, un dubbio, delle domande, qualsiasi cosa, la prima cosa che faccio è prendere la chitarra e provare a dare una forma a ciò che gira al mio interno in modo confuso.
Scrivo per fare chiarezza con me stesso, per emozionarmi nel trovare una formula e una nuova verità.
Ed è questo che vorrei trasmettere a chi mi ascolta: una scintilla che possa accendere un fuoco e un brivido che lo faccia bruciare a lungo.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Non mi sono mai fermato, questo è il vero discorso.
Da quando ho deciso di prendere la chitarra, la penna e il microfono e dare sfogo al mio essere cantautore, non mi sono mai fermato.
Ho scritto senza sosta, sperimentato e prodotto cose buone e altre pessime, ho inciampato e mi sono rialzato, ho studiato tanto per migliorare i miei difetti e le mie mancanze.
Ho avuto la fortuna di incontrare un produttore che credesse in me e producesse le mie canzoni. Non mi sono fatto pregare: a poco più di vent’anni ho pubblicato il mio primo album intitolato Schizzi, seguito da tanti concerti in piccole situazioni e tanti concorsi dove ho vinto premi come miglior testo, miglior impatto scenico e anche vincitore assoluto.
Poi è stata la volta del secondo album Maschere che ha segnato una bella svolta perché mi ha fatto notare alla critica, alle radio e ad un pubblico più ampio. Sul palco le cose sono migliorate sempre più e i miei concerti sono arrivati a toccare belle situazioni come teatri, festival, locali rinomati in città importanti come Roma e Bologna.
Ho continuato a crescere e con me la mia musica e il mio stare sul palco. Ho sperimentato e portato in scena una formula nuova per essere solo durante l’esibizione, accompagnato da un harmonizer e una loop station per creare un sound unico e avvolgente, un equilibrio sottile tra minimalismo e coralità. Nel contempo ho inciso un nuovo album anticipato da 7 singoli (l’ultimo è Santiago si Avvicina) e partecipando a qualche concorso mirato ai cantautori, interviste radio e tv. Tutto ciò senza mai dimenticare la parte video, per me fondamentale. Nessun singolo, a mio parere, deve uscire senza un videoclip.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Le epoche cambiano, la società muta continuamente e di conseguenza i giovani che ci crescono dentro e sono figli del loro periodo storico. Per questo anche la musica segue un flusso di cambiamento che, ovviamente, deve compiacere l’attualità. Così nascono generi che non tutti possono apprezzare né comprendere, ma che vanno rispettati. Per quanto mi riguarda il panorama italiano in questo momento non sta producendo molte cose che incontrano i miei gusti, anche se spiccano cantautori interessanti che a volte mi fanno ricredere. Però, come ho detto, è questione ti tendenze, periodi e richieste del pubblico attuale.
Il panorama internazionale, invece, è un continuo flusso di sperimentazione, contaminazione e nascita di progetti interessanti e, per quanto mi riguarda, trovo molto interesse nei confronti di certi artisti inglesi e americani che fondono la novità del moderno alla tradizione che non ha età.
La cosa che cambierei è la visione che c’è nei confronti degli artisti emergenti. Troppi gestori di locali, teatri e festival non hanno lo stimolo di accogliere e proporre artisti nuovi e sconosciuti, preferiscono una cover band che raduni qualche persona in più e permetta un incasso maggiore. Così non si crea mai una vera scena di musica nuova e il pubblico non si abituerà mai ad essa. Non c’è il desiderio di cercare qualcuno che faccia qualcosa di nuovo, ci si appoggia spesso alle mode o a ciò che si conosce già. Sarebbe bello che questo panorama evolvesse.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Domanda difficile!
Vi consiglierei le ultime cose, le più simili a come sono io in questo momento. Rivoluzione Artistica, Dentro un Deja vu, Lo Spazio Invisibile.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Da una parte è molto difficile per i motivi che tutti conoscono.
L’azienda musicale e degli eventi è stata messa in ginocchio e ne abbiamo risentito tutti. I palchi sono diventati quasi un ricordo e la distanza ha fatto male e lo fa tuttora. Però c’è speranza e grande voglia di ripartenza quindi non si deve smettere di credere nella musica suonata dal vivo.
Dall’altra parte è un periodo di grandi riflessioni e, di conseguenza, di tanta composizione. Ho avuto più tempo per concentrarmi su me stesso, sulle mie idee e sulla creazione e sperimentazione. Ho prodotto tantissimo in questi ultimi anni e sicuramente lo devo anche a questo periodo che mi ha costretto a frenare i ritmi, starmene solo in casa e trovare un motore al mio interno. La musica e la scrittura sono state le mie compagne e i miei veicoli per far uscire tutto ciò che avevo dentro.
Progetti a breve e lungo termine?
C’è il nuovo album!
Il nuovo album!
Dopo l’uscita di 7 singoli estratti da questo nuovo progetto (Santiago si avvicina è l’ultimo) è giunta l’ora di pubblicare l’opera completa. Sono eccitato, l’uscita di un album è sempre qualcosa di enorme e potente. Personalmente credo che questo disco segni una svolta artistica per me, quindi non vedo l’ora che il pubblico possa ascoltarlo. Ci sarà qualche presentazione live che promuoverò dettagliatamente sui miei social.
Tutti invitati!