DanzaFerma e altre storie, raccontate direttamente da Gianluca Secco

DanzaFerma e altre storie, raccontate direttamente da Gianluca Secco

Diamo oggi il benvenuto a Gianluca Secco, artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro DanzaFerma, condividiamo con piacere l’intervista a Gianluca Secco, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita, Gianluca Secco si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Alessandra Placidi, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Gianluca Secco!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Credo che questa forte passione me l’abbia trasmessa mio padre, batterista e cantante de “I Gallinacci” una formazione di 8 elementi che durante gli anni ’60, nelle balere del Friuli, proponeva Rhythm & Blues e Soul. Da bambino ero incuriosito dai suoi ricordi (gli brillano gli occhi ancora oggi quando ne parla) e cominciai a spolverare vinili e cassette. Pian piano mi avvicinai alla batteria suonando sui dischi, poi la chitarra e infine la voce.

Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere “Gianluca Secco” …

Pigro, sono una persona estremamente pigro. Tutto mi da pensiero.

Audace, affronto la vita (quotidiana e artistica) calpestando un mio sentiero, mai uno già tracciato.

Oscuro. Così mi descrive mia moglie. Ma non so dirti perché, bisognerebbe chiederlo a lei.

Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro DanzaFerma?

Il lavoro di DanzaFerma nasce 4 anni fa dall’incontro con Antonio Arcieri, pianista e compositore. Cercavo un pianista non convenzionale con cui dare una smossa strumentale ai miei brani. Dopo alcune prove da 10 ore ogniuna capimmo che potevamo iniziare a lavorare insieme, senza prefiggerci uno stile musicale preciso. Ma determinati su un’idea: lasciare che fosse l’emotività dei brani, dei testi e della mia interpretazione canora a dirci come e cosa suonare.

Abbiamo lavorato sul suono, l’approccio strumentale, l’intenzione dell’arrangiamento, le pause e le riprese.

Il lavoro è stato lungo e complesso per molti aspetti, ma allo stesso tempo molto creativo.

In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?

Oddio, è un po’ difficile raccontare più di 20 anni a fare musica. Ci sono stati momenti buoni, momenti bui, cadute, risalite, errori (tanti), momenti di sconforto e di esaltazione. La vita artistica e la vita quotidiana si compenetrano, tutto fa parte della stessa onda.

   

Quali sono le tue influenze artistiche?

Mi influenza tutta la musica e l’arte in genere che colpisce la mia curiosità. Ho trovato molte idee ascoltando Chopin, le sonate per pianoforte di Beethoven, Rachmaninov, il rock, il blues, il soul e il reggae degli anni ‘60/’70, tutti i nostri cantautori, Tom Waits, Nick Cave, Mark Lanegan, Diamanda Galas, Nina Simone e Miles Davis.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

In passato ho avuto a che fare con molte band delle scene Underground. A 30 anni decisi di intraprendere un percorso da solo, non volevo più nessuno. Cominciai a confrontarmi molto con me stesso e dare voce e musica alle mie idee.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Parlo spesso di argomenti d’attualità che mi colpiscono andando a stuzzicare un punto di vista diverso. Cerco di abbattere e mettere in discussione quella forma mentis che troppo spesso la nostra società impone e vive come corretta.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

In effetti ho fatto un po’ di tutto. Quel che mi soddisfa di più è lavorare su un disco e poi sul suo spettacolo live.

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Lo vivo male, un po’ come tutti credo. Siamo costantemente bombardati da informazioni che si contraddicono nel giro di una settimana e viviamo nell’incertezza totale. Credo ci sia un volere politico nel mantenerci sul chi va là e credo che stiamo vivendo, e subendo, una guerra senza carriarmati. Una guerra che ha come fine l’accelerazione di un cambio di rotta epocale nel nostro modo di vivere quotidiano.

Progetti a breve e lungo termine?

Per ora DanzaFerma si è preso tutto, mi sento svuotato. Sicuramente ci saranno dei concerti di presentazione e forse un Tour. Il primo concerto è a Largo Venue, Roma, il 26 Novembre 2021.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *