VARENNE e altre storie, raccontate direttamente da McKenzie

VARENNE e altre storie, raccontate direttamente da McKenzie

Con grande piacere diamo il benvenuto a McKenzie, artista poliedrico che sta spopolando in radio e in streaming. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro VARENNE, pubblichiamo con estremo interesse l’intervista a McKenzie, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, McKenzie si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Red&Blue, Blackcandy Produzioni, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a McKenzie!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Crediamo sia una propensione naturale che deve essere coltivata. Se hai la fortuna di crescere nel contesto giusto, riesci ad alimentare questa fame costante e noi, nonostante il piccolo paese di provincia nel quale siamo cresciuti, abbiamo avuto questa fortuna.

 

Descrivi “McKenzie” e il suo personaggio, i suoi pregi e i suoi difetti

Difetti tanti, pregi pochi. I pregi dovremmo essere riusciti a metterli tutti in Zooloft

 

Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di VARENNE?

Sempre prima la gallina, non solo per questo singolo. Abbiamo scritto Zooloft in tre mesi, quindi è stato un continuo flusso creativo e Varenne è nato in mezzo a tutti quei riff e ritmi che ogni giorno tiravamo fuori. Il testo è stato ispirato dal ritmo iniziale della batteria perché sembra proprio un trotto.

 

Il lavoro è accompagnato da un video?

Non per il momento ma ci stiamo lavorando

 

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?

È il secondo brano di Zooloft e secondo singolo estratto. Zooloft è il nostro terzo disco in sei anni, sarebbe dovuto uscire nel 2020 ma sappiamo tutti com’è andata. È il nostro disco politico e rappresenta la nostra visione cinica, sarcastica ed allo stesso tempo emotiva che abbiamo del mondo. È un attico pieno di animali, ognuno dei quali rappresenta una condizione umana raccontando storie di donne e uomini.

 

Cos’è per te l’arte, la musica?

Il Colle Der Fomento in un brano, dice: “Io faccio il mio e non lo faccio né per loro né per l’oro, lo faccio solamente perché sinnò me moro”.

 

Quali sono le tue influenze artistiche?

Diverse, trasversali, tantissime e si trovano tutte nel disco.

 

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

In Zooloft abbiamo avuto la presenza di Nicola Manzan per due brani (Varenne e Murene), ci sarà anche una versione alternativa di uno dei brano in collaborazione con un amico e produttore italiano che lavora tanto per l’estero. In passato abbiamo collaborato con altri musicisti, con Umberto Palazzo, ad esempio, abbiamo rifatto la celebre canzone “È Aria”.

 

E le collaborazioni con Red&Blue e Blackcandy Produzioni nel lavoro in promozione?

Con Blackcandy abbiamo iniziato la collaborazione nel 2018 e continua nonostante le difficoltà che la musica sta attraversando e questa è già una fortuna. Avere la possibilità di far uscire dischi, di avere persone con cui confrontarsi ed organizzare non è semplice, anche perché vuol dire che credono nel tuo progetto.

Con Red&Blue è iniziata con questo disco ma conoscevamo già Marco Stanzani come professionista, quindi è oro che cola!

 

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Il nostro background musicale affonda le radici nel DIY, nell’autoproduzione, nella visione della musica come veicolo di messaggi. Fare arte significa accrescere la proprio visione del mondo, la propria sensibilità e coscienza sociale. Noi non facciamo arte ma siamo degli umili servitori

 

Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?

L’unico concorso fatto è stato Arezzo Wave nel lontano 2016 e decidemmo di partecipare solo per farci qualche suonata in più dal vivo, anche se poi è andata meglio di come ci saremmo aspettati. Live tanti, anche in posti magnifici su palchi enormi con migliaia di persone davanti ma anche piccolissimi e altrettanto stupendi con molto meno pubblico ma alcune volte anche più caldo e partecipativo, da soli, in festival insieme a band amiche o a grandi della musica internazionale ed italiana – in questi giorni siamo con i Marlene Kuntz.

Ogni concerto ha il suo perché e la sua bellezza, storie da raccontare e da ricordare. È un’esperienza incredibile.

 

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Come dicevamo prima, siamo legati ad un certo approccio alla musica, al Do It Yourself. Contrariamente a quanto si possa pensare, il “fai da te” è fortemente inclusivo ed è ciò che ha sempre determinato la nascita e lo sviluppo di generi musicali che hanno fatto la storia della musica nel mondo. Oggi questa cosa esiste sempre meno e ancora di meno in Italia, c’è l’idea che si debba avere tutto e subito, senza sforzi e affidandosi totalmente ad altri o agli algoritmi pensando basti pagare per ottenere.

Esistono comunque ancora delle realtà importanti, alcune anche nuove, che cercano di mantenere un tipo di approccio ma il cambiamento dovrebbe essere innanzitutto culturale partendo dal nucleo centrale e primario di ogni società: la famiglia

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Tutto il disco!

 

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Come tutti, con grandi dubbi, poche certezze, anche molta rabbia per le migliaia di contraddizioni a cui stiamo assistendo. Per il concerto con i Marlene Kuntz, ad esempio, nonostante i vaccini abbiamo dovuto fare il tampone come tutti coloro che lavoravano lì quel giorno, quindi eravamo in una situazione di estrema sicurezza, eppure eravamo con le mascherine nei luoghi chiusi e ovviamente tutto il pubblico era seduto, distanziato, con mascherine nonostante il Green Pass anche per loro. Pare i concerti siano il posto più pericoloso al mondo, poi esci dalla porta di casa e vedi come sta funzionando nel mondo reale

 

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

 

Quello che stiamo facendo.

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