Diamo oggi il benvenuto a MIK, artista poliedrico che sta facendo incetta di consensi coi suoi lavori musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro EVEN WHEN, leggiamo con curiosità l’intervista a MIK, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita, MIK ci racconterà con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con iola music, Safe&Sound, AURORA RAYS, le esperienze, come Songs From A Hotel Room, RaiRadio1, Sofar Sounds, Fireflies e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a MIK!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Da piccolo ascoltavo dischi in salotto: Van Morrison, Pogues, Rolling Stones e U2. Mi divertivo tantissimo a imitare John Belushi cantando e ballando sui live dei Blues Brothers. E poi c’era una chitarra classica in un angolo… nessuno in casa la sapeva suonare ma ne ero attratto e chiedevo sempre di imparare. Solo verso i 12 anni, abbandonato il pianoforte, il marito di mia madre mi introdusse ai primi accordi, da lí, il resto è andato da se. La musica mi ha salvato e curato molte volte, è lei che ha scelto me.
Com’è nato MIK e il suo personaggio, il suo sound?
Dopo anni a suonare per l’Italia e l’Europa con le band, avevo bisogno di qualcosa di più intimo e meno rock per sentirmi nuovamente me stesso davanti un microfono. Ho ripreso in mano la chitarra acustica e ho viaggiato il più che potevo portandomela appresso. Così è nata questa cosa del “cantautore viaggiatore” ed il primo disco solista nato appunto in viaggio tra USA e Europa: “Songs From a Hotel Room”.
Come è stato concepito il lavoro EVEN WHEN?
La canzone, come bozza piano e voce, era stata concepita da tempo. E in certo senso “accantonata”. Poi… l’urgenza di finirla è arrivata quando a inizio 2020 ho scoperto il suo reale significato . Mio figlio era nato da 5 giorni e la mia compagna stava molto male. La febbre aveva superato i 40 e nemmeno i dottori sapevano spiegare l’infezione che la causava: avevo creduto che ciò fosse dovuto ad una complicazione legata al parto stesso. Così quella notte quando sono tornato a casa senza di lei e il mio piccolo ometto perchè li avevano tenuti in osservazione in ospedale, ho pianto. Ho pianto guardando la nostra camera, piena di belle cose, ma vuota. Ed ho esorcizzato la paura finendo il testo per questa canzone. È un brano sulla paura di perdere qualcuno che si ama infinitamente.
E com’è nato il suo videoclip?
In maniera semplice e spontanea. Sono andato a trovare mia sorella Aurora, che interpreta la seconda strofa e canta con me tutti i ritornelli eccetto il primo: dovevamo realizzare la foto per la copertina, dunque cercavamo un angolo della casa abbastanza neutro. Quando ci siamo trovati nella stanza più grande e luminosa abbiamo lasciato da parte le fotografie e tentato di raccontare in un’unica sequenza la paura di perdere la persona che si ama di più: i primi a cui abbiamo mostrato questo video credevano lo avessimo girato in due luoghi separati unendo poi le riprese con un unico sfondo. Ci siamo auto ripresi e auto diretti: ciò che ne è uscito, dopo due o tre ripetizioni, ci è sembrato potesse raccontare il testo e la musica di Even When. Se anche tu ritieni sia così e ti è piaciuto, aiutaci con una condivisione
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
Per ora questo è un brano singolo. Non appartiene ad un progetto o a un album, sia io che Aurora stiamo lavorando a un album, ma non insieme.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Pieno di salite e discese. Adoro suonare dal vivo, ovunque: posti piccoli, medi, grandi. Momenti di orgasmo puro sono stati per me soprattutto le aperture di grandi concerti, come Deep Purple, Ash, Motel Connection, Brendan Gallagher, Steve Hill, The Leading Guy, Bianco, Giardini di Miro, Banda Bardò, ma anche le registrazioni agli Abbey Road Studios del 2011 prodotte da Emi/Virgin Records.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Su tutti: U2, Jeff Buckley, Dave Matthews Band, Rolling Stones, Pearl Jam, Doors, Beck.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Molte di esse sono in fase di ultimazione perciò per scaramanzia non le nomino nemmeno perché sono fierissimo delle cose che usciranno in un futuro prossimo. In passato ho avuto occasione di lavorare con i fonici di Coldplay/Oasis/U2 in studio di registrazione; il mio caro amico Alberto Gaffuri, anche lui tecnico del suono, mio fido collaboratore da sempre, è stato assistente di Michele Canova (Alanis Morisette, Elisa, Jovanotti e molti altri). Sandro Franchin (Shadè, Vasco Rossi, Timoria e altri) è stato maestro di Alberto e produttore di alcuni miei lavori con le band. È stato un onore e piacere lavorare al fianco di Daniele Di Giovanni, Andrea De Marchi, Roberto Tini, Tony Soddu. Tutti grandi professionisti della musica italiana e internazionale.
E la collaborazione/i con iola music, Safe&Sound, AURORA RAYS nel lavoro in promozione?
Iola music è una neonata (e molto promettente) etichetta di Birmingham che ha da subito sposato il brano Even When con mia sorella Aurora. Nei giorni a venire vedremo come i ragazzi inglesi lavoreranno il brano ma confidiamo nel loro supporto e stanno arrivando numerosi feedback da fuori confine che ci riempiono di gioia e orgoglio. Con Oyez! (Publishing) e Safe&Sound (ufficio stampa, i mitici Giovanni e Sara) avevo già lavorato in passato e sapevo di appoggiarmi a delle garanzie.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
La musica è un condensato di vita. La vita è musica. Spesso amo invertire le cose… se la musica è autentica arriva al cuore. Non importa se parlo di un forte dolore o di una gioia immensa che ho provato o potrei provare… ciò che cerco di esprimere oggi con tutto me stesso è la verità di quello che provo, le emozioni.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti, brani, come Songs From A Hotel Room, RaiRadio1, Sofar Sounds, Fireflies?
Ognuno di questi capitoli è un libro a se. Dell’importanza (e dell’attuale dolorosa mancanza) del live abbiamo parlato sopra. Songs From A Hotel Room è il mio primo album da solista dopo anni e anni di band. Un restart molto intimo registrato da solo, in viaggio tra Europa e USA. Non mi capita spesso di ascoltarlo ma so che è in assoluto uno dei lavori che ancora mi da più soddisfazione per tante ragioni, anche per lo spartiacque che ha rappresentato per me. Soprattutto amo le atmosfere diverse che speravo di evocare man mano che viaggiavo e registravo.
Per quanto riguarda la Radio, la adoro in generale (a discapito della TV). Uno dei miei amici musicali di più lunga data è il direttore artistico di Virgin Radio, Mr Ringo. Non vedo l’ora di tornare a trovare anche John Vignola a RaiRadio1, è anche lui una persona piacevolissima e preparatissima.
Sofar sounds è per natura la catena di concerti più figa a cui abbia mai avuto l’onore di prendere parte. Una volta nella vita tutti dovrebbero partecipare ad un concerto in un luogo atipico con pochi intimi. Esperienza magica ed indescrivibile… anche qui parlerei di atmosfera, calore ed energia unici. Ne ho visti una dozzina in California (e ad uno ho partecipato come ospite, ad Hollywood nel 2017) e ognuno era diverso dall’altro, una meraviglia, in Italia credo di aver partecipato come spettatore almeno a tre spettacoli e come musicista a 7/8 eventi. Bellissimo.
Fireflies invece è uno dei rari esempi in cui ho fatto esclusivamente da interprete per la musica di un compositore che stimo tantissimo: Vito Leonardo Tritto. Registrammo il pezzo al rinomato studio di Stefano Amerio (famoso per le sue registrazioni pluripremiate in ambito jazz internazionale). Ultimato il brano, Vito lo propose in Mediaset e venne scelto per la serie “Immaturi” con Luca e Paolo. Fu una gran soddisfazione sentirlo andare durante la puntata finale della serie!
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Ci sono molte canzoni mainstream che non ascolterei mai, come nella scena internazionale. Diciamo che mi manca una cosa forte come Billie Eilish e fatico a credere che qui potrebbe sopravvivere, oltre che diventare “famosa”. Cambierei il fatto che non vedo molta meritocrazia come in quasi tutti gli ambiti professionali. Cambierei la testa di taluni discografici e di taluni editori che un tempo erano radio. Ma queste sono utopie. Perciò me la faccio andare bene così, credo ci siano problemi peggiori a cui l’umanità sta facendo fronte al momento.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Mary P, uscito a dicembre 2020. Credo di aver scritto uno dei brani che mi muove di più l’anima e spero faccia altrettanto con chi la ascolta.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19 e quali sono i tuoi programmi futuri?
Ho tenuto duro come potevo, come tutti. Ma ho lavorato tanto sottocoperta. Ho tre progetti molto grossi in lavorazione che non aspettano altro che il momento giusto per giungere alla luce. E non vedo letteralmente l’ora!