Silvia Donati si racconta: intervista alla celebre ed eccezionale cantante jazz

Silvia Donati si racconta: intervista alla celebre ed eccezionale cantante jazz

Delicata, artistica e profonda: tre aggettivi che possono descrivere tanto la sua voce quanto la sua persona. Abbiamo il piacere l’onore di farci una bella chiacchierata con la grandissima cantante jazz Silvia Donati.

Colonna portante della scena jazzistica italiana, Silvia Donati vanta collaborazioni internazionali e con altrettanto grandi artisti quali S.Gibellini, P.Tonolo, R. Chicco, A.Tavolazzi, D. Rea, N.Stilo, G.Bianchetti, A.Borsari, C.Atti, J.Villotti e molti altri!

Ma la cosa straordinaria di questa grande artista è la sua semplicità e il suo carattere inclusivo ed empatico: come si leggerà dalle interessantissime battute, quasi ci dimentichiamo di avere a che fare con una delle voci top italiane di sempre. Ma questa è una caratteristica dei veri grandi, fra l’altro, molto rara. Non vogliamo rubarvi altro tempo, immergiamoci subito nel ricco e fantastico mondo di Silvia Donati!

Com’è nata la passione per la musica?

È nata direi inevitabilmente: quando ero piccola mia madre mi addormentava con i dischi di Mina, poi attraverso i miei cugini ho conosciuto buona parte della discografia degli anni 70 e 80 e i primi rudimenti di chitarra da spiaggia che mi hanno portato a formare il primo gruppo in IV Liceo. Da lì in poi la passione si è trasformata in vita.

Come è stato concepito il lavoro “VORTICE”?

È nato da un’idea di Ricky Rinaldi e Ninfa, con i quali sia io che Roberto Rossi avevamo spesso collaborato. L’idea era quella di ottenere un album dalla sonorità ibrida che avesse sì un’impronta brasiliana (chitarre acustiche e percussioni), ma anche un carattere più “moderno” attraverso l’uso di elementi elettronici. Il coinvolgimento di Massimo Greco non solo come strumentista ma soprattutto come arrangiatore per i fiati e gli archi ha completato il quadro con un tocco di jazz, ambiente dal quale tutti i musicisti del disco provengono e frequentano. Il risultato è un lavoro collettivo dalle molte sfaccettature che hanno come denominatore comune la leggerezza.

Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

Il percorso come per molti altri è stato graduale: i primi gruppi, le prime seratine nelle feste dell’unità, poi qualche ingaggio più serio, poi qualche cosa in televisione, poi club, teatri, qualche colpo di fortuna, qualche occasione mancata…insomma, la vita di chi suona in giro, che è conosciuto un po’ nella sua nicchia e vive di questo. 

Quali sono le influenze artistiche?

Credo che qualsiasi cosa mi sia piaciuta mi abbia anche influenzato, potrei farti 100 nomi di artisti che quotidianamente ascolto che hanno qualcosa che mi piace e che metabolizzandola faccio in qualche modo mia. L’importante è prendere ispirazione e tentare di fare qualcosa di personale. E in questo senso il musicista che più mi piace è Coltrane, anche se la sua musica è lontana anni luce dalla mia. 

Quali sono le collaborazioni musicali, fra le quali ricordiamo nomi di calibro nazionale ed internazionale?

Ho avuto la fortuna di collaborare con splendidi musicisti che per mia fortuna sono anche splendide persone, nominandone uno dovresti nominarli tutti…però non si può, quindi a grandi linee partirei da Jimmy Villotti, che mi ha dato per primo molte occasioni di calcare dei palchi importanti, poi l’incontro con Ares Tavolazzi, Giancarlo Bianchetti e Alberto Borsari con cui abbiamo per anni suonato per tutta Italia, Sandro Gibellini con cui collaboro tutt’ora, tante cose con il gruppo Arcoiris (Giancarlo Bianchetti,Roberto “Red” Rossi,Davide Garattoni, Maurizio Piancastelli) tra cui un CD targato IRMA, fino ad arrivare all’incontro con Nicola Stilo, che mi ha coinvolta in un bellissimo CD che vede Toninho Horta come guest e la partecipazione tra gli altri di Barbara Casini, un giovanissimo Stefano Bollani, Roberto Gatto e Rita Marcotulli. In ambito un po’ più “sperimentale” mi piace dire di essere stata una sostenitrice del collettivo El Gallo Rojo (ormai non più attivo) ed in molti progetti aver potuto approfondire il lato più improvvisato della musica, soprattutto con StandHard 3io (Alfonso Santimone, Alessandro Fedrigo, Gianni Bertoncini) e Ja Vigiu Plamja (Federico Squassabia, Massimiliano Sorrentini, Francesco Bigoni).


Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?

Vorrei che tutti potessero provare la sensazione di fare musica insieme, di essere su questa zattera in mezzo al mare da tenere in equilibrio, dove ogni movimento deve averne un altro di compensazione, dove bisogna avere le orecchie aperte e tanta attenzione per l’altro seguendo tutti insieme una stessa direzione… per me la musica è collaborazione, ognuno vale come l’altro, si gioca insieme e si parla con il linguaggio delle note. E questo è estremamente divertente.

Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?

Dai concorsi mi ci tengo lontana, ma ho molti ricordi di concerti emozionanti e non è detto che fossero tutti nei teatri…mi viene in mente un concerto dedicato a Marlene Dietrich di qualche anno fa con la  Italian Jazz Orchestra e Fabrizio Bosso e che, covid permettendo, si dovrebbe replicare questa primavera, oppure un concerto alle due di notte al Festival do Avante di Lisbona con duecento persone che ancora ascoltavano contenti la nostra musica, o di aver cantato I rember Clifford con Benny Golson in persona. Mi ricordo anche di un concerto con Massimo Urbani a Bologna…ero giovanissima e terrorizzata ma non lo davo a vedere.

Ricordo ancora i seminari di Orsara, edizione 2010, e del suo grande talento di docente, accanto ad altrettanto validi suoi colleghi. Da studente ho portato a casa tanto di quell’esperienza, ma cosa consiglia agli amanti del jazz e del canto, per crescere e affrontare questo percorso artistico-professionale?

Fu proprio lì che cantai con Benny Golson! 

Ai ragazzi ho sempre consigliato di cercare la propria voce e la propria personalità o meglio… la personalità della propria voce. 

E poi cantare, cantare sempre. Non per puntare ai talent o a Sanremo, ma per cercare di fare musica e di crescere con gli altri. Se lo fai con sincerità non rimarrai mai deluso.

Cosa ne pensa della scena musicale jazz italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

La scena musicale è sempre più variegata e questo è bene. L’anno scorso ho partecipato al Jazz Italiano per le terre del sisma all’Aquila ed ho visto veramente tantissimi ottimi musicisti che propongono ottimi progetti e so che ce ne sono altrettanti che non conosco ancora. Il problema è la solita carenza di spazi e di aiuti concreti alla realizzazione di festival o rassegne che diano voce a tutte le realtà e non solo a quelle collaudate che “portano gente”. E anche aiuti ai club, con agevolazioni fiscali e riduzioni sulla SIAE, in modo da dare la possibilità a tutti di fare la famosa gavetta e di tenere ossigenato il substrato musical-culturale dei ragazzi che cominciano a suonare e che si scambiano esperienze: a volte vale di più una jam session che un mese di studio solitario.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano/lavoro ci consiglia di ascoltare?

In qualche modo sono legata a tutti i lavori che ho fatto ma pensando a Irma consiglierei l’ascolto di “Subterranea” con il gruppo Arcoiris, un po’ datato ma sempre sincero.

Se invece la domanda si riferiva al lavoro di un altro citerei l’ultimo cd di Barbara Casini e Toninho Horta “Viva Eu”, musica rara e perfetta… anche se il mio disco preferito di Barbara resta sempre “Todo o amor”.

Come sta vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Sospesa e incerta come tutti, soprattutto perchè non si vedono ancora segnali di ripresa per il nostro settore. Sembriamo davvero invisibili. Ogni tanto mi viene anche voglia di mollare tutto, poi ti metti al piano e cominci a strimpellare e poi a cantare e tutto ritorna a posto, pensi ai tuoi amici che sono messi come te e pensi che si può resistere ancora un po’, i vantaggi di fare quello che ami sono sempre un po’ di più degli svantaggi. 

Quali sono i programmi futuri?

Oltre naturalmente a sperare di poter promuovere Vortice se ci ridanno la possibilità di fare concerti, il mese prossimo sarò in studio con Roberto Rossi alle percussioni e Alberto Capelli alla chitarra per registrare un nuovo cd di brani originali: Alberto è profondo conoscitore del flamenco e questo rende la nostra musica un mix a mio avviso molto interessante. Vedremo.


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