Intervista a Daniele Barsanti

Intervista a Daniele Barsanti

Daniele Barsanti un artista che con gli occhi da bambino e la testa da cantautore, si racconta per noi in questa intervista. Creativo ed esplosivo: un personaggio in grado di sorprenderti con le sue ampie e originali vedute delle cose, non ultimo quella sensibilità che lo ha portato a scrivere un brano come “Le commesse” il nuovo singolo in rotazione in radio e streaming in questi giorni. Dai brani scritti sui banchi di scuola, al contratto con la Universal per arrivare ai giorni nostri con un background artistico interessante, in continua ascesa e ricco di idee fuori dal comune: Barsanti ha uno stile che si fa riconoscere e si distingue, che i suoi fan hanno recepito e gradito fin dal primo momento.

Presentati, raccontaci il tuo background personale e artistico

Salve a tutti, sono Daniele Barsanti, Scrivo canzoni dormo poco e sogno tanto, questa è la mia bio su instagram. Penso che sia un quadro veramente rappresentativo che possa aiutare ad inquadrarmi.

Ho iniziato a suonare la chitarra per caso, sono rimasto folgorato da un concerto nel giardino del mio liceo durante il secondo anno di scuola. Da li è nato tutto. E’ stato un momento rivelatorio ho capito che volevo farlo anche io. Volevo suscitare, inseguire quell’emozione, che la musica mi dava. Col tempo ho capito che riuscivo a soddisfare questa mia voglia o esigenza con la scrittura delle canzoni. Da li è stata tutto un grande amore, una grande scoperta, giorno dopo giorno, non mi interessava nemmeno di uscire con gli amici, tutto quello che volevo lo trovavo nella scrittura delle canzoni ed è ancora cosi.

Raccontaci del tuo brano “Le commesse”, com’è nata l’idea di raccontare l’ordinario in modo straordinario?

E’ nato dalla semplice osservazione della realtà, mi sono trovato su uno di quei divanetti che si trovano nei negozi ed ho semplicemente visto questa scena, che mi è arrivata dritta nello stomaco.

Ho visto lei, la commessa, intenta a piegare e ripiegare la solita maglietta, era quasi un automatismo, lei era distante in quel momento, uno sguardo assente, ma con un sorriso stampato in faccia che incrociava lo sguardo dei clienti. Insomma quasi come se labbra ed occhi fossero distaccati in due posti diversi contemporaneamente. Da li mi è arrivata la frase madre, “sono una vita che ripiegano una vita in uno scaffale” e poi anche “hanno i sorrisi lunghi i cuori assenti”.

Un vortice di idee, ho capito che stava arrivando qualcosa l’ho afferrata al volo. Non me lo sarei mai perdonato di perdermi una canzone cosi.

Sei un personaggio diretto e spumeggiante, ci sorprendi con le tue composizioni e i testi diretti, semplici ed efficaci, ma quali caratteristiche deve avere secondo te una canzone?

Per me una canzone deve avere uno stile riconoscibile, dal testo all’interpretazione. Dalle prime righe devi capire che si tratta di me, io ci sto molto attento a questo.Poi deve essere sicuramente forte a livello emotivo, se una idea mi smuove, mi emoziona o mi carica mentre la scrivo la seguo, altrimenti lascio perdere. E poi deve avere dentro la vita ed un linguaggio che attinge dal mio modo di esprimermi, è un lavoro capire, come diventare sinceramente semplici.

A chi rivolgi le tue opere e a chi/cosa pensi per trarre ispirazione?

Le rivolgo a chi come me insegue le emozioni, a chi da priorità alla vita e alle piccole cose che cambiano i grandi piani. Non esiste un metodo per capire da cosa traggo ispirazione sono una serie di contenuti che possono far scattare la scintilla. Alcune volte capita che il caso ti porti di fronte ad un esperienza che vuoi raccontare, alcune volte, nascono anche da una scena di un film.

Sicuramente l’obbiettivo è raccogliere un istante e gonfiarlo, “doparlo di romanzo”, di carica emotiva, per me la vita avrebbe sempre bisogno di una soundtrack. Non mi basta vederla scorrere, voglio rotolare con l’onda.

Daniele questa bella chiaccherata ci convince e conferma ancor di più il tuo carattere eclettico ed estremamente creativo. Ma quali sono state le tue influenze e i tuoi artisti di riferimento in particolare?

Non ho un artista di riferimento, quando ho voglia di ascoltare musica spazio ovunque, mi piace scoprire angoli sempre nuovi, però poi ci sono quei brani che ti fanno stare bene. Che ne so se ti metti Va bene va bene di Vasco dopo la doccia ti viene voglia di metterti seduto prepararti un gin tonic e stare li ad ascoltare, a vivere quel momento, è una questione di trasporto di brividi. Mi piacciono le canzoni che ti ci fanno cascare dentro non ho parole per descrivertelo. Anzi ne uso una sola, GODISSIMO.

Il brano social “Forever offline” raccontaci questo progetto e rappresenta un modo originali di collaborare col tuo pubblico per eseguire una sorta di composizione collettiva. Raccontaci questa esuberante idea! 

Forever Offline è una canzone di speranza, sognavo di rivedermi di nuovo nelle “piazze piene e vedere le luci delle case spente”. Era un momento buio non riuscivo a capire, ad intuire cosa ne sarebbe rimasto della vita che fino a quel momento avevo conosciuto.

Avevo paura e ho scritto una canzone per esorcizzarlal’ho scritta insieme a tutti miei follower di instagram e li ho coinvolti facendo delle storie in cui li facevo interagire su arrangiamento, testo, melodia.

Facevo vari video e gli proponevo varie alternative a loro scelta. In base a quello io costruivo il tutto. E’ stata un esperienza genuina la canzone non è nemmeno uscita ufficialmente, era un modo per stare insieme. Le canzoni restano sempre il più bel posto dove portare le persone.

Condividi con noi qualche tua esperienza on the road, qualche aneddoto per farci divertire o riflettere un po’.

Stavo seguendo il GABBALIVE18 il tour di Francesco Gabbani del 2018 come opening act, mi ricordo che la prima tappa era al Castello Sforzesco di Vigevano. Allora la bellissima location del castello Sforzesco ha un unico difetto. L’entrata. Non esiste un entrata di backstage, pubblico ed artisti entrano dalla solita porta.

Mi ricordo che avevamo la convocazione verso le 18 perché esibendomi per primo facevo chiaramente il soundcheck per ultimo. Quindi arriviamo nei dintorni della location e ci rendiamo conto che non esiste un entrata secondaria e che davanti all’entrata principale si era già formata una folla di persona in fila per entrare al concerto (roba da altri tempi prima del covid19). Ho pensato “vai adesso ci tirano i pomodori”.

Nella mia testa so che di solito chi apre i concerti è percepito come un riempispazio dal pubblico che non vede l’ora che finisca e cominci il concerto dell’artista per cui ha pagato un biglietto.

Invece li è stato uno quei momenti in cui la vita ti da una lezione.Appena si sono accorti che in macchina c’ero io con la mia band hanno iniziato a chiamarmi “E’ Daniele! E’ Daniele ! Come se mi conoscessero già! Al che io sono uscito di macchina, insieme agli altri ragazzi che suonavano con me, li abbiamo salutati e poi siamo risaliti. Insomma si erano già informati su chi ero e sulle mie canzoni. E’ stato veramente strano. Sicuramente è stato uno di quei momenti in cui la vita ti prende in giro e ti ribalta completamente il punto di vista sui tuoi preconcetti.

Parlaci dei tuoi esordi, partendo da “Vieni da me”, “Ma che dici” o “Lucia” -galeotto fu il lungimirante Saturnino- fino ad arrivare ai giorni nostri e agli impegni futuri.

Lucia, è stato il vero inizio di tutto.Mi ricordo ancora il momento in cui l’ho scritta. Avevo 23 anni. Ero abbastanza stanco frustrato, spendevo tutte le mie energie a cercare qualcuno che fosse interessato alle mie canzoni. Niente. Non si muoveva nulla, calma piatta.

E’ tutto nato dalla frase del ritornello “ho confuso per anni il suo autunno e il mio inverno” era perfetta, rappresenta perfettamente quell’idea di irraggiungibilità che probabilmente rispecchiava anche la mia condizione di quel momento, mi sembrava che fosse impossibile trovare qualcuno che credesse in quello che facevo e mi domandavo se davvero ero in grado di farlo o forse era solo una bellissima illusione.

Un giorno quasi per scherzo mi decido, punto in alto, scrivo un messaggio a Saturnino. Non lo so perché scelsi di scrivere a lui, istinto, mi fido sempre del mio istinto.E’ stato l’istinto a farmi conoscere un Gabbani sconosciuto e l’istinto a portarmi dentro questo bellissimo viaggio che sto facendo con l’Apollo.

Mi ricordo era intorno a Dicembre scrivo a Saturnino, gli racconto un po la mia storia, e gli chiedo se può ascoltare qualcosa dei miei brani solo per capire se ero in una direzione buona o se mi stavo sbagliando illudendo a pensare di poter fare le canzoni.

Lui l’8 dicembre (giorno del mio COMPLEANNO) mi risponde e mi dice “mandami 3 brani che vuoi farmi ascoltare”.

Da qui in poi devo essere sincero, devo tutto a mio babbo. Stavo scegliendo i brani da mandare ed io stavo puntando tutto su un brano che ritenevo molto pop e radiofonico.Che bischero, ma che ne sapevo di cosa significa radiofonico? Ero in camera mia ed arriva mio babbo appena rientrato dal lavoro e gli dico “sto mandando dei brani a far sentire a Saturnino” e lui mi fa “hai messo anche Lucia?” Ed io “Ma nooo Lucia è moscia triste lui è tutto groove funk, gli mando dei pezzi tirati veloci” e lui mi fa “allora scegli due brani te e poi metti anche Lucia”. Mi fido molto di mio babbo e gli ho dato retta.

La scelta più saggia della mia vita.

Dopo un ora mi scrivo Satu e mi dice “Interessantissima Lucia!!! Ti pubblico subito e vediamo che succede” da li è nato tutto, ho trovato una produzione ed ho firmato il mio primo contratto discografico, con Universal.

La vita ti prende in giro, anzi ti porta in giro dove vuole lei.

Forse non ho risposto propriamente alla tua domanda ma ti ho raccontato qualcosa di vero, da dove comincia tutto, dove può portarti il futuro lo scopriremo domani.

Grazie Daniele!

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