Straordinaria e interessante intervista oggi alla band La Belle Epoque, formazione poliedrica che sta spopolando in radio e in streaming. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Tutto quello che saremo, condividiamo con piacere l’intervista alla band La Belle Epoque, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita dei componenti, la formazione La Belle Epoque si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con ConzaPress, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto alla band La Belle Epoque!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
[ risponde Dario ] : Quando ero piccolo la musica era qualcosa di indefinito che girava intorno a me come un semplice sottofondo. Un giorno mio nonno materno si mise a strimpellare la sua vecchia chitarra acustica e fu letteralmente una folgorazione. L’inizio di tutto.
Com’è nato “La Belle Epoque” e il suo sound?
La Belle Epoque è nata originariamente come cover band di pezzi del mondo alternative americano ed anglosassone degli anni ’90 e ‘00 come i Dinosaur JR, The Strokes, Black Rebel Motorcycle Club, Franz Ferdinand, Pulp, Kaiser Chiefs. Dopo l’entrata di Dario verso la fine del 2009 il gruppo ha deciso di fare i primi timidi tentativi nella composizione di brani originali. Sin dalle prime registrazioni abbiamo cercato di trovare il giusto compromesso tra l’irruenza delle chitarre elettriche e la varietà sonora delle tastiere.
Com’è stato il processo di creazione di Tutto quello che saremo?
La canzone nei primi provini aveva un arrangiamento completamente diverso rispetto a quello attuale. Luca buttava giù delle parti simil-soliste sulla chitarra elettrica mentre Dario era alla chitarra acustica che teneva sotto degli accordi di base. Continuavamo a provarla ma non ci convinceva abbastanza così abbiamo deciso di traslare tutte le parti su delle tastiere. In quel momento abbiamo capito che era la strada giusta per arrivare a delle sonorità più moderne e sorprendenti.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Il singolo verrà accompagnato da un videoclip girato da Erika Errante, una regista visionaria che è stata una vera e propria rivelazione per tradurre al meglio l’atmosfera della canzone con delle immagini su video.
Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?
SI, abbiamo deciso di far uscire due singoli che anticipano il nostro secondo lavoro discografico. L’album in realtà era stato quasi completato un anno fa ma come è successo per tante altre pubblicazioni musicali è rimasto ‘congelato’ per via della pandemia.
Cos’è per voi l’arte, la musica?
L’espressione più alta e più profonda di ogni persona.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Ognuno di noi ha dei generi musicali preferiti ma il comun denominatore rimane il pop-rock nazionale ed internazionale che parte dagli anni ’60 fino ad arrivare ai giorni nostri.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Abbiamo organizzato nel 2016 una serata musicale per celebrare un anno dalla pubblicazione del nostro album di debutto ‘Il Mare di Dirac’ con vari musicisti della nostra zona con cui abbiamo stretto dei forti legami d’amicizia. Un concerto molto caratteristico dove abbiamo riarrangiato le nostre canzoni anche con una sezione fiati.
Nel 2016 abbiamo collaborato anche ad una compilation tributo a Claudio Rocchi, realizzata dal nostro vecchio ufficio stampa Macramé – Trame Comunicative. L’iniziativa particolarmente interessante dal punto di vista artistico ci ha visti coinvolti insieme a tanti artisti provenienti da tutta Italia.
E la collaborazione con ConzaPress nel lavoro in promozione?
Abbiamo avviato un lavoro di promozione con ConzaPress perché sono un collettivo giovane e molto intraprendente. Ci aveva incuriosito molto anche perché si era occupata precedentemente di due artisti che stimiamo molto come i Non Voglio Che Clara e Giorgio Ciccarelli.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
La nostra scrittura abbinata ad un’attenzione particolare per i dettagli sonori in termini di linee melodiche vocali e strumentali vuole trasmettere sensibilità e profondità. Una particolare ricercatezza nelle parole intime che partono dal personale fino a diffondersi in maniera universale. Ci piace stimolare con delle riflessioni, delle domande sul senso della vita di ognuno di noi.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Abbiamo avuto modo sin dagli inizi di partecipare a vari contest musicali locali, di suonare su piccoli e grandi palchi in tutta la Lombardia e di organizzare anche serate dalle atmosfere più intime in cui abbiamo rivisitato il nostro repertorio di pezzi originali e di cover selezionate in chiave acustica.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
La scena musicale italiana è così ricca e variegata ma molto frammentaria e non c’è quel tipo di coesione che esiste all’estero. Probabilmente una maggiore collaborazione tra gruppi e realtà musicali potrebbe migliorare la situazione corrente.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
“In Piena”. L’abbiamo testata live già varie volte ed è sempre un piacere suonarla. È un pezzo molto ritmico con un ritornello che si apre su sonorità dal forte sapore vintage. Riff di chitarra, suoni riverberati e arpeggiatore si intrecciano poi sul finale in maniera così frenetica da travolgere l’ascoltatore. Proprio come un fiume… in piena appunto. Per ascoltarla dovrete aspettare ancora un po’ sino all’uscita del disco.
Come state vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Sono stati mesi abbastanza difficili in cui la paura era una costante fissa. Ora con le varie riaperture la situazione è migliorata e ci siamo resi conto di come le relazioni umane abbiano un valore molto importante.
Quali sono i vostri programmi futuri?
Non vediamo l’ora di pubblicare l’album che è rimasto in ‘stand-by’ per tutti questi mesi ma non vi nascondiamo che ci piacerebbe molto tornare a suonare dal vivo. Quella è la dimensione ideale per una band come la nostra dove il suono d’insieme trova la sua espressione migliore.