Intervista a quattro occhi con ciaro formidabile artista

Con grande riconoscenza diamo il benvenuto a ciaro, artista poliedrica che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro “Brutte abitudini”, approfondiamo con riconoscenza l’intervista a ciaro, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, ciaro ci racconterà con quelle che sono le collaborazioni, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a ciaro!

Com’è nata tua la passione per la musica?
La mia passione per la musica è nata in modo del tutto naturale: è sempre stata un’esigenza per me, fin da quando ero bambina. Passavo giornate intere ad ascoltare le audiocassette dei miei genitori con il mangianastri, completamente immersa in quei suoni che mi facevano compagnia e mi facevano sognare.

Mia madre mi raccontava spesso che, quando ero molto piccola, avevo una piccola radio con la funzione per le cassette e un microfono: con quelli inscenavo veri e propri concerti, cantando e immaginando di essere su un palco. Anche senza rendermene conto, la musica era già il mio modo di esprimermi e di comunicare con il mondo.

Il personaggio può essere una maschera, protettiva quando ci esibiamo. Calato il sipario, chi troviamo dietro Ciaro e il suo personaggio?
Il personaggio può essere una maschera, qualcosa che protegge quando ci esibiamo. Ma dietro Ciaro e il suo personaggio c’è sempre Ciaro. Credo che la musica debba essere una rappresentazione fedele di ciò che è l’artista, ed è per questo che per me diventano fondamentali la verità e la trasparenza.
Sul palco porto tutto ciò che sono anche nella vita privata, tra l’altro spesso è proprio da lì che nasce l’ispirazione per le mie composizioni. La musica funziona davvero, raggiunge il suo obiettivo, quando facciamo cadere le barriere dietro cui ci nascondiamo. Quando troviamo il coraggio di mostrare le nostre fragilità e di presentarci esattamente per quello che siamo, senza filtri.

Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di “Brutte abitudini”?
Diciamo che spesso nascono insieme. A volte tutto parte da una sensazione, da un’idea che porta già con sé una melodia.
Nel caso di “Brutte Abitudini” è successa una cosa particolare: mentre il brano stava prendendo forma, il producer del mio collettivo di produzione, Almae Music — di cui sono fondatrice — mi ha fatto notare quanto questo pezzo lo avesse colpito. È stato un segnale forte. Tanto che abbiamo deciso di puntare subito su questo brano come prossima uscita, anche se avevamo già un altro pezzo in lista. È stato come se “Brutte Abitudini” avesse scelto da sola il suo momento.

Il lavoro è accompagnato da un video?
Per questo progetto abbiamo deciso di sviluppare dei contenuti social, diversi da quanto fatto in passato. Abbiamo realizzato dei Reel che accompagnano le varie parti del brano, pensati per raccontarlo in modo più diretto e attuale, seguendo il suo ritmo e le sue emozioni.

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
No, il brano fa parte di un progetto tutto suo, pensato e costruito esclusivamente attorno a lui, senza essere inserito all’interno di un EP o di un album. Trovo che, all’interno di EP o album, spesso tante cose vadano perse: l’attenzione si frammenta e alcuni brani rischiano di non essere ascoltati davvero. In questo caso ho voluto che tutto fosse concentrato su un’unica canzone, lasciandole lo spazio e il tempo che merita.

Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la tua storia, tutto il suo percorso!
Il mio percorso artistico è fatto di impegno, sudore e tante soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di collaborare con diverse figure di grande rilievo del panorama musicale italiano, tra cui Rossano Eleuteri, Daniele Piovani, Leopoldo Lombardi, Davide Maggioni e Angelo Valsiglio e tanti altri… Esperienze che mi hanno permesso di crescere profondamente, sia dal punto di vista artistico che umano.
Sono stata inoltre inserita nel sito della Pressing Line, etichetta discografica fondata dal grandissimo Lucio Dalla: un riconoscimento che per me ha avuto un valore davvero speciale. Con impegno e costanza mi sono tolta molte soddisfazioni, ma la più importante, senza dubbio, è stata la Finale di Area Sanremo 2019/2020, un traguardo che mi ha dato tantissimo e che ha segnato in modo profondo il mio percorso.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Il mio obiettivo è far sì che la musica diventi un veicolo attraverso cui diffondere benessere, fiducia, conforto e ottimismo. Mi piace raccontare storie vere, autentiche, nelle quali le persone possano riconoscersi e immedesimarsi, trovando magari un appiglio nei momenti di difficoltà.

Vorrei che chi ascolta possa avvertire dentro di se una luce di speranza, la sensazione di non essere solo. Per me la musica può diventare un vero e proprio salvagente: qualcosa a cui aggrapparsi, che accompagna, sostiene e dà forza quando serve di più.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Come dicevo in precedenza, ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti da cui ho imparato tantissimo e che mi hanno fatto crescere molto.
Ho esordito partecipando, senza alcuna esperienza, al Festival “Gallo D’Oro”, dove ho ottenuto una vittoria del tutto inaspettata, soprattutto considerando che a esibirsi con me c’erano artisti già con un percorso consolidato. Questo successo mi ha dato molta carica e fiducia.
Da lì ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica e, in breve tempo, ho avuto la fortuna di catturare l’attenzione degli addetti ai lavori, colpiti dalla mia timbrica e dalle mie interpretazioni (e tutto questo mi ha dato la forza di abbandonare nel tempo, il lavoro di restauratrice per dedicarmi solo alla musica). Successivamente sono uscita con i miei primi singoli, che mi hanno permesso di calcare palchi importanti come il Teatro Camploy di Verona. E la grande soddisfazione di essere stata selezionata dal grande Vittorio De Scalzi per l’Incanto Summer Festival.
Poi è arrivata la vittoria del “Disconnected Music Contest”, momento in cui ho iniziato il percorso con il nome d’arte Ciaro, e successivamente la partecipazione alla Finale di Area Sanremo, uno dei traguardi più importanti del mio percorso. A queste esperienze si aggiungono le soddisfazioni legate ai singoli usciti, che hanno sempre ricevuto ottimi riscontri dal punto di vista degli ascolti.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Credo che la scena musicale italiana sia incredibilmente ricca e variegata: ci sono tantissimi artisti talentuosi, esperienze creative originali e un pubblico molto appassionato.
La nostra musica ha una tradizione straordinaria e, allo stesso tempo, ci sono moltissimi spunti innovativi, soprattutto tra le nuove generazioni che portano freschezza e sperimentazione.
Se potessi migliorare qualcosa, sarebbe utile creare più spazi di ascolto e supporto concreto per i giovani artisti emergenti. Spesso il talento da solo non basta: servono opportunità per crescere, confrontarsi con professionisti, esibirsi e farsi conoscere senza doversi affidare solo al caso o alla visibilità sui social. Vorrei vedere una scena musicale più inclusiva, dove qualità, originalità e impegno vengano valorizzati davvero, e dove chi ha qualcosa da dire possa farlo senza barriere.
Credo però che oggi i talent stiano spostando molto l’attenzione più sul personaggio che sull’arte in sé, e non credo che sia produttivo. Noto una maggiore voglia di cercare scorciatoie e di apparire, a volte più che di costruire un percorso solido. Vorrei che ci fosse un trattamento più paritario tra chi esce da un talent televisivo e chi cerca di emergere facendo affidamento sul duro lavoro, sulla dedizione e sulla costanza: credo che entrambi meritino di essere valorizzati, ma con equità e rispetto per l’impegno profuso.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Oltre al lavoro in promozione, ciò che vi consiglio di ascoltare è il mio singolo uscito questa estate, dal titolo “Non Lasciarmi Qui”. Un brano che mi ha dato l’onore di diventare anche la prima Ambasciatrice AICAS.

Questo pezzo ha dato il via a una vera e propria campagna contro l’abbandono dei nostri amici a quattro zampe, un tema che mi sta particolarmente a cuore. In questi mesi ho avuto l’opportunità di esibirmi in molte zone d’Italia fino ad arrivare in Germania, portando il messaggio ovunque, grazie anche al supporto di numerose Associazioni e Rifugi.

Il brano racconta l’abbandono dal punto di vista del cane, facendo immedesimare chi ascolta in ciò che l’animale prova in quei momenti difficili. L’obiettivo è far riflettere e, soprattutto, cercare di sciogliere quei cuori più duri che, purtroppo, compiono gesti simili, interrompendo così tragedie che si potrebbero evitare. CHE DEVONO ESSERE EVITATE!!!

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è vivere di musica, ogni giorno, in ogni momento, senza mai perdere me stessa. Non si tratta di numeri, palchi o riconoscimenti: può essere riempire San Siro, vincere un Disco d’Oro, o semplicemente cantare nel bar del paese… ciò che conta davvero è fare musica. Se arrivassero grandi traguardi sarebbe fantastico, ma in ogni caso ciò che conta è poter cantare, scrivere e creare.

Qualsiasi cosa farò, sarà sempre e solo musica. E infatti, insieme ai miei colleghi Giacomo Bertozzini e Francesca Pogliano, ho dato vita a un collettivo di produzione musicale, “Almae Music”, dove ho scoperto la bellezza di poter sostenere nel loro percorso anche altri artisti. Ci occupiamo di produzione musicale, scrittura, management e booking, e il mio ruolo principale è la scrittura dei brani, sia per me che per altri artisti.

Inoltre, ringrazio per la fiducia Sabatino Salvati (Up Music) con cui collaboro come autrice: un’opportunità che mi permette di crescere e mettere la mia creatività al servizio della musica in tutte le sue forme.