Con grande riconoscenza diamo il benvenuto alla band Asa’s Mezzanine, formazione poliedrica che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro “Janara”, leggiamo con curiosità l’intervista alla band Asa’s Mezzanine, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita dei componenti, la formazione Asa’s Mezzanine si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto alla band Asa’s Mezzanine!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Se c’è un momento specifico in cui possiamo individuare il nostro primo approccio alla musica, probabilmente è stato durante la nostra prima jam session. Quando ci siamo resi conto che le nostre diversità potevano creare un linguaggio comune, una sinergia in grado di generare qualcosa di più grande della semplice somma delle sue parti.
Ognuno di noi ha trovato nella musica un rifugio e una via di espressione per le proprie emozioni e riflessioni. La passione è nata in modo diverso per ciascuno, ma ha trovato un punto di convergenza nella necessità di comunicare qualcosa di più profondo che probabilmente non riusciremmo mai a comunicare, da soli, nella nostra vita di tutti i giorni.
Com’è nato “Asa’s Mezzanine” e il suo sound?
Come musicisti, proveniamo da una mistura di influenze legate alla musica, alle colonne sonore, al cinema e a molto altro. Il mezzanino di Asa rappresenta uno spazio liminale, una zona sospesa tra un piano terreno e quello superiore, tra ciò che è concreto e ciò che è intangibile. Questo concetto ci ispira profondamente anche dal punto di vista musicale: il nostro sound si muove in una costante tensione tra pesantezza e leggerezza, tra assalti oscuri e picchi di luce.
È come se ogni nota, ogni accordo cercasse di catturare quell’istante sospeso che si trova “nel mezzo”.
Come è stato concepito il lavoro “Janara”?
“Janara” è una danza psichedelica, una rappresentazione sonora di forze opposte che si sfidano e si completano. È ispirata alla figura della Janara, una strega del folklore campano, simbolo di forza indomita e mistero. Questo brano incarna perfettamente il concetto del nostro album “Rest And Fight“, che esplora l’idea della resistenza interiore e della lotta per trovare equilibrio nel caos. È un brano nato quasi d’istinto, un viaggio poliritmico e viscerale che invita l’ascoltatore a lasciarsi trasportare.
Inoltre, il nome Janara rappresenta un omaggio speciale al luogo in cui il nostro nuovo album è stato registrato: il Monolith Recording Studio di Filippo Buono (aka Phil Liar), situato a Vitulano, vicino a Benevento. Questo lo ha reso il simbolo ideale per il nostro progetto.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Il videoclip di “Janara” è stato concepito come un’estensione visiva del brano. Volevamo catturare l’essenza di una nostra esibizione, dentro la nostra sala prove. Più che raccontare una storia lineare, il video è un invito a entrare in questo spazio onirico insieme a noi, nella nostra intimità.
Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
Certamente, “Janara” sarà l’apripista del nostro nuovo album, chiamato “Rest And Fight”, che vedrà la luce il 14 Gennaio 2025, distribuito da Overdub Recordings. Sarà un viaggio intenso, con molte sorprese ancora da rivelare.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Il nostro primo EP, “When She Met Herself”, era un trip introspettivo, un dialogo tra musica e narrativa che esplorava il tema dell’identità e del doppio psicologico. È stato il nostro biglietto da visita, un modo per introdurre il nostro universo sonoro. Con “Rest And Fight” abbiamo voluto espandere quell’universo, spingendoci oltre i confini del nostro sound e delle parole scritte, anche grazie alle persone che gli sono ruotate intorno. È stato un percorso di crescita, sia individuale che collettivo, che ci ha permesso di maturare e di affrontare nuove sfide artistiche che non vediamo l’ora di condividere con il nostro pubblico.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Le nostre influenze oscillano molto e non seguono uno schema ben definito. Scopriamo costantemente nuova musica e ad ogni brano che componiamo cerchiamo sempre di aggiungere qualcosa. Dallo stoner al doom, passando per l’elettronica, la neo-classica e il progressive metal, ma non ci fermiamo alla musica. Siamo ispirati anche dalla letteratura, dal cinema, dalla filosofia, dai racconti del folklore e dall’arte visiva. Quando componiamo, ci piace mettere nel tavolo delle idee tantissimi pezzi di un puzzle, ribaltarli e guardarli da lati opposti. Questo contribuisce a costruire un quadro più grande.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
In realtà potremmo dire extra-musicali. A livello di collaborazioni, quella con Paolo (autore e novelista) è stata un’esperienza veramente arricchente nel nostro percorso. Volevamo che “When She Met Herself” fosse più di un semplice EP e il racconto di Paolo ha aggiunto una dimensione narrativa che ha reso il progetto unico e lo ha reso davvero un concept album in senso tale. Abbiamo deciso di riproporre questa formula anche per “Rest And Fight”, perché crediamo molto nel potere delle contaminazioni tra linguaggi artistici e nella sinergia creativa. Il suo nuovo racconto, pensato appositamente per questo album, si intreccia con i nostri temi e li amplifica, creando un dialogo continuo tra narrazione, immagini, sensazioni e suoni.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Spesso, le idee e i contenuti iniziali che portiamo come individui vengono trasformate, e talvolta stravolte, dal confronto collettivo, fino a evolversi completamente nel risultato finale. Musicalmente, ciò che ci accomuna è la volontà di costruire e raccontare una vera e propria “storia” attraverso il nostro lavoro, intrecciando suoni, emozioni e la costruzione di un climax emotivo.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Dal 2021 abbiamo vissuto molte e sfaccettate esperienze sui palchi d’Italia. Abbiamo partecipato a contest (Rock Contest di Controradio e Firenze suona contest), suonato in alcuni dei migliori live club della nostra zona come la Corte dei Miracoli a Siena e il Sonar a Colle Val D’Elsa e partecipato anche a festival meravigliosi come il Birranthology Extravaganza festival, Controchiave Festival e il Come le mine Fest. Abbiamo condiviso i palchi con band e artisti come Elli de Mon, There Will Be Blood, Juggernaut, Gotho, Årabrot e molti altri e non vediamo l’ora di continuare a farlo.
Dal vivo, ci impegniamo a portare la stessa energia e complessità del nostro lavoro in studio. Ogni concerto è pensato come un’esperienza immersiva potenziata da visual e immagini d’impatto.
Oltre alla musica, teniamo particolarmente alla resa “visiva” del nostro progetto. Crediamo che l’immagine sia parte integrante della nostra identità artistica, e per questo curiamo ogni dettaglio delle locandine, delle t-shirt, del packaging e del merchandising in generale. Ogni elemento è progettato per riflettere il nostro mondo sonoro e amplificare il messaggio che vogliamo trasmettere, offrendo al pubblico non solo un prodotto, ma un’esperienza completa che possa evocare il nostro linguaggio e le nostre sensazioni.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
La scena musicale italiana è in realtà incredibilmente varia ma a volte sembra mancare un’apertura verso l’innovazione e la sperimentazione. Questo limita molte band, anche a noi vicine, che spesso scelgono di tentare la strada all’estero, dove ci sono maggiori opportunità di esprimersi liberamente e di essere valorizzate per il loro approccio fuori dagli schemi. Noi ci sentiamo in qualche modo in una posizione che potremmo definire “ai margini”, ma è proprio questo che ci spinge a portare avanti il nostro progetto con determinazione.
In questi anni abbiamo avuto la fortuna di conoscere realtà artistiche e persone meravigliose. Vorremmo vedere in Italia più spazi dedicati alla musica indipendente, festival di respiro DIY e una maggiore attenzione alle contaminazioni tra generi. Sono proprio questi luoghi e questi eventi che danno vita alle idee più originali e favoriscono incontri autentici con persone che condividono la stessa passione.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Sicuramente “Onibaba (Kijo)” o “And She Met Herself”, i nostri brani chiave del precedente EP (When She Met Herself). Sono brani che rappresentano bene la nostra identità sonora e la nostra voglia di mescolare atmosfere ipnotiche con dinamiche intense. Sono porte d’ingresso perfette per chi vuole scoprire il nostro mondo.
Progetti a breve e lungo termine?
Nel breve termine, siamo concentrati sulla promozione di “Janara”, sul nostro nuovo singolo in uscita a dicembre e sulla preparazione del lancio di “Rest And Fight”, che uscirà il 14 gennaio 2025.
Un appuntamento importante sarà il nostro release party il 25 gennaio alla Corte dei Miracoli a Siena, dove presenteremo il disco nella sua interezza per la prima volta. Sarà una serata speciale, resa ancora più intensa e magica dalla presenza dei nostri amici Red Light Skyscraper, che ci accompagneranno sul palco con il loro incredibile post-rock.
Sul lungo termine, vogliamo portare la nostra musica su palchi nazionali e internazionali e continuare a esplorare nuovi possibili orizzonti creativi. La nostra missione è crescere costantemente, sia come musicisti che come narratori di “storie sonore”.