Straordinaria e interessante intervista oggi alla band Under The Snow, formazione poliedrica che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Breath Session, leggiamo con curiosità l’intervista alla band Under The Snow, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita dei componenti, la formazione Under The Snow si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Sorry Mom, , le esperienze, come Love/Hate/Obsession, Amazing Sun, la cover di Heroes e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto alla band Under The Snow!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Veniamo tutti da ambienti strettamente legati alla musica. Chi attraverso la famiglia o chi crescendo, ci siamo ritrovati tutti con l’esigenza di suonare e creare musica nostra. Questo si è poi concretizzato ancora di più trovandoci e formando gli ‘Under The Snow’.
Com’è nato “Under The Snow” e il suo sound?
Gli Under The Snow nascono dall’amicizia tra Randhall (batteria) e Randy (tastiere) che cominciano insieme a dare forma alla band nel 2014. Dopo svariate ricerche di nuovi elementi, con Edward (basso) e Alessandro “The Joe”(voce), la formazione si completa con l’arrivo di Davide (chitarra/cori). Il nostro sound è l’unione di tutti i generi che hanno segnato la crescita di ognuno di noi. Veniamo tutti da mondi doversi: Grunge, Metalcore, Crossover, Alternative, Punk, Musica Latina, Indie Rock ecc, e questo ha creato in noi la voglia di sperimentare attraverso le nostre conoscenze all’interno di ognuno di questi generi, per attingere un po’ a tutte le possibili fonti di ispirazione.
Come descriveresti la nascita di Breath Session?
Una necessità. Di tornare a provare quel senso di normalità che ci dava suonare tra di noi e su un palco. Una necessità per noi di riprendere e darci una spinta per fare il passo successivo e qualcosa che sentivamo di dover fare per chi ci sta a cuore e continua a seguirci ed ascoltarci, per farli sentire ancora una volta come se fossero sotto il palco con noi.
Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?
Per il momento ci concentriamo a lavorare in vista della possibilità di tornare a fare Live e prepararci al meglio. Abbiamo sicuramente molte cose in cantiere e altre che abbiamo già stabilito, ma tutto vedrà la luce dopo l’estate.
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
Beh in questo caso c’è molto da dire. Abbiamo iniziato a suonare insieme molto presto, facendo parecchi live nel hinterland milanese e non solo. Tutti quanti bene o male abbiamo ricevuto un istruzione musicale attraverso Conservatorio o scuole private, cosa che sicuramente ha giovato alla qualità e alla facilità di approccio alla musica che facciamo. Col tempo poi abbiamo trovato anche una nostra sala prove in pianta stabile, che ormai consideriamo una nostra seconda casa, in cui passiamo la stragrande maggioranza del nostro tempo insieme a scrivere brani o a suonare. Pensandoci ora questa è stata una grande fortuna perché ci ha dato un affiatamento incredibile, che anche in momenti come questi ci ha permesso di non perderci o di sentirci scoraggiati. Anche il solo trovarsi li a provare spesso ci faceva, e fa tutt’ora, stare meglio. Sicuramente alcune delle soddisfazioni più grandi sono stati alcuni concerti a cui abbiamo partecipato negli anni, come supporter per gruppi come i Sonic Syndacate o gli Otherkin, oppure quando prima dell’uscita della nostra cover di Heroes, abbiamo ricevuto il ‘lasciapassare’ e i complimenti dalla famiglia Bowie per il lavoro svolto.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Come detto prima, veniamo tutti da generi molto diversi. Ognuno di noi porta generi e gruppi o cantanti completamente diversi con se, ma che vengono poi presi come esempio per creare quello che è il nostro sound. Sicuramente alcuni dei gruppi a cui siamo più facilmente riconducibili sono i Muse, i Nothing But Thieves, i Foo Fighters, gli Oasis o gli Arctic Monkeys, ma prendiamo spunto anche da generi completamente diversi come i Bring Me The Horizon, i Radiohead, gli Imminence o Billie Eilish e Prince.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Per noi quello che vogliamo trasmettere può essere riassunto col nome stesso del nostro gruppo: Under The Snow. È descrivibile come una sensazione, quel momento in cui ti rendi conto che tutto il mondo fa silenzio e tu sei libero di parlare. È questo quello che vogliamo creare e comunicare con la nostra musica. Solo suonando ci sentiamo liberi di parlare e comunicare quello che proviamo e sentiamo veramente, e vorremmo che chi ci ascolta provasse lo stesso.
Parliamo dei vostri lavori come Love/Hate/Obsession, Amazing Sun e la cover di Heroes?
Love/Hate/Obsession è stato il nostro primo EP che ci ha permesso di ‘presentarci’ in giro attraverso la nostra musica e il cui release party al Legend Club di Milano è sicuramente uno dei concerti che portiamo di più nel cuore. Da quel EP il singolo estratto è stato Amazing Sun, che parla della consapevolezza di essere in un baratro, ma senza la forza o forse la volontà necessarie a venirne fuori. Tutt’ora rimane una delle canzoni preferite da chi ci segue e ascolta anche dopo tanti anni. Heroes invece è stata una cover che suonavamo per gioco, ma che poi visti i numerosi consensi dei vari live abbiamo deciso di registrare e portare ad un sound più nostro, anche grazie all’aiuto del amico e produttore Elvin Betti. Entrambi i lavori sono stati registrati ai RecLab Studios di Larsen Premoli, che ci ha aiutato a tirare fuori il meglio dalle nostre produzioni nel corso di questi anni e lavori.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Rispecchia molto quella che effettivamente è la richiesta del pubblico e di quello che ascolta la gente in questi anni. Non c’è un vero problema per quanto se ne dica, perché semplicemente si sente di più, ciò che la gente ascolta di più, è un meccanismo dello showbiz e del mercato a cui dovremmo essere abituati ormai. Non spaventa però perché siamo consapevoli del fatto che anche generi meno ‘radiofonici’ o che sicuramente hanno meno risonanza, hanno un terreno florido in tutta Italia, in quanto siamo pieni di gruppi e cantanti bravissimi, che continuano a produrre musica di qualità e fregandosene del genere che ‘vende di più’, ma basandosi su esigenze artistiche. Forse se si potesse migliorare qualcosa sicuramente diremmo alla gente di ascoltare più musica, in maniera più attenta e eterogenea, variando anche nei generi, e soprattutto supportare chi vi piace, ai live o sui social.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
‘Supernova’ sicuramente. Il nostro ultimo singolo prima dell’ultimo EP, che ha segnato il cambio di rotta e il nuovo sound a cui stiamo mirando. Supernova rappresenta la fine di un rapporto, la mente viene affollata da una lunga serie di domande, di “se”, paragonandola a quella di una stella e ciò che ne rimane: la luce, il fuoco, la passione, che fanno credere che tutto possa ricominciare. Abbiamo realizzato un videoclip poco prima dell’inizio della pandemia che trovate su Youtube, anch’esso con un significato riconducibile alle sensazioni descritte nella canzone.
Come state vivendo da artisti e persone questo periodo del covid-19?
Non ci siamo sicuramente fermati, abbiamo deciso comunque di non scoraggiarci e continuare ad evolverci dal punto di vista del metodo compositivo e di come lavoriamo. Adesso siamo molto più efficienti anche per via telematica, in quanto unica risorsa disponibile nello scorso periodo. Come persone alcuni di noi hanno purtroppo, o per fortuna, continuato a lavorare quindi non abbiamo accusato del tutto lo stop, ma è stato sicuramente un periodo che ci ha segnato e fatto riflettere su quanto tutto possa cambiare da un momento all’altro.
Quali sono i vostri sogni nel cassetto?
Ne abbiamo molti in realtà, dai più realizzabili a quelli che ci vedrebberò come headliner al Glastonbury, ma chissà. Noi continuiamo a crederci e lavoriamo tutti i giorni perché ogni possibilità ci porti a realizzarli, migliorandoci e portandoci un passo alla volta sempre più in là.