Straordinaria e interessante intervista oggi a Simone Iaboni, aka JABONI, artista poliedrico che sta facendo incetta di consensi coi suoi lavori musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro LOVE COMES BACK TO ME, leggiamo con senso di empatia l’intervista a JABONI, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Scopriremo interessanti retroscena musicali e di vita, JABONI si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Gil Produzioni, Stefano Teofili, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a JABONI!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Credo dai viaggi in macchina con i miei. Mio padre aveva sempre una musicassetta nello stereo dei Tears for Fears o dei Simply Red. Anche mia madre ascoltava e ascolta sempre musica. Da quei giorni io non ho mai smesso di amare la musica.
Com’è nato JABONI e il suo personaggio, il suo sound?
Jaboni c’è sempre stato, negli ultimi anni ha assunto sicuramente più consapevolezza e voglia di fare musica. In realtà la J l’ho recuperata dagli anni 50, quando il mio cognome era scritto proprio così. Poi mio nonno lo fece cambiare in Iaboni così era più facile da trovare sull’elenco.
Come è stato concepito il lavoro LOVE COMES BACK TO ME?
Love comes back to me nasce da un’idea che ho scritto di getto, da una melodia che avevo registrato velocemente e dall’immenso lavoro fatto con Giorgio Lorito, produttore della GIL produzione, con il quale abbiamo costruito pezzo dopo pezzo il brano. La canzone vuole parlare dell’amore come mezzo di salvezza: anche quando è vissuto con mille difficoltà, come può essere la distanza, l’amore deve dare forza e passione, così che possiamo donarlo e riceverlo in ugual misura.
E com’è nato il suo videoclip?
Il videoclip è stato diretto da Stefano Teofili, girato all’interno di un piccolo teatro a Roma per le scene interne e in una parte della Riserva della Marcigliana per gli esterni. L’idea di passare dall’oscurità di una sala buia ai paesaggi sconfinati delle campagne romane vuole raccontare come l’amore illumini l’uomo e lo liberi dalle costrizioni verso un mondo aperto e libero.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
La canzone fa parte di un album che è in costruzione e spero prenda luce verso la fine dell’anno.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Considerando che questo è il mio primo singolo di debutto, più che come è stato mi auguro che sarà un percorso lungo e pieno di soddisfazioni.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Ho iniziato ad amare profondamente la musica durante la mia adolescenza, negli anni ’90, e tuttora gli album dei R.E.M. o dei Cranberries rappresentano un’ispirazione senza fine. Negli ultimi anni ho apprezzato molto la musica di artisti nordeuropei come i Sigur Ros, Likkie Li o James Blake.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Negli ultimi anni sono cresciuto all’interno di due formazioni corali romane che hanno arricchito notevolmente la mia esperienza, il coro gospel All Over Gospel Choir e il coro di voci a cappella Le Mani Avanti.
E la collaborazione/i con Gil Produzioni, Stefano Teofili nel lavoro in promozione?
Sono state entrambi fondamentali. La collaborazione con la GIL Produzione è nata durante la mia partecipazione al Tour Music Fest, quando ho avuto l’occasione di conoscere Giorgio Lorito, produttore di GIL Produzioni. Abbiamo condiviso da subito la nostra idea di musica e ci siamo trovati in ottima sintonia. Io e Stefano Teofili siamo amici da tempo, siamo entrambi architetti e siamo stati anche colleghi in uno studio di architettura. Gli ho fatto ascoltare il brano e gli ho chiesto se voleva dirigere il mio video. È stato subito entusiasta.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Vorrei cercare di raccontare il mio mondo, vorrei riuscire a far star bene chi ascolta la mia musica. Perché la musica deve essere uno strumento per sentirsi liberi, leggeri, emozionati, malinconici, felici.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Ho partecipato a vari concorsi a Roma, tra cui appunto il Tour Music Fest. Per quanto riguarda le esperienze live le più importanti sono legate ai concerti con i cori. Ci siamo esibiti nei palchi più importanti di Roma, come l’Auditorium Parco della Musica, oltre che in grandi teatri in giro per l’Italia, come ad esempio quelli di Salerno e Napoli.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Credo che la scena musicale italiana stia vivendo un periodo di grande fermento. Ci sono così tante nuove realtà che si fa un po’ fatica a stare dietro a tutte, ma è comunque importante che oggi ci sia così tanto spazio e così tanta voglia di ascoltare. È un peccato che poi faccia più strada un prodotto che ha più follower sui social rispetto a un altro che magari ne ha meno ma qualitativamente merita di più.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Ascoltate assolutamente la discografia di RY X, un artista australiano che ho scoperto da poco e mi piace tantissimo.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Un po’ come tutti, con la smaniante attesa che tutto diventi un ricordo. Perché penso che siamo veramente stanchi e provati. Ma voglio essere ottimista e pensare che tra un po’, facendo sempre molta attenzione, riavremo le nostre libertà.